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Molto Rev.do Padre mio. Ho inteso quanto la R.V. mi scrive dell' andata dell'arcivescovo a Napoli. Aspettarò un poco per vedere quanto si trattiene, e poi farò l'officio che conviene senza nominar nessuno. Intendo che il nuovo vicerè non tardarà a venire, e qua si crede che hora mai possa esser a Genova con il contestabile di Castiglia, che viene governatore di Milano. Che un'arcivescovo vada ambasciatore della sua città, vi è l'essempio di sant'Antonino arcivescovo di Fiorenza; ma il pigliare la mercede non so se convenga, et ho inteso che cotesto arcivescovo non l'ha preso, essendo andato in Napoli per suoi negotii, et con quella occasione hebbe accettato l'officio d'incontrare e salutare il nuovo vicerè. V.R. deve saper meglio ogni cosa.
Del lassar l'officio del proposito non ho che dire, se non che lei da canto suo fa bene, ma se piacerà all'obedienza di farla continuare, farà anco bene a portar la croce finche piacerà a Dio.
La stampa di miei salmi non si è finita all'ottobre, per diversi impedimenti, ma a Natale, se piace a Dio, si finirà, e ne consegnerà una copia alli padri della casa, acciò con buona occasione la mandino a V.R.
Altro per hora non mi occorre, se non pregarla si ricordi di me nelle sue sante orationi, che tanto più ne ho bisogno quanto m' appresso all'uscir di questa vita e render conto a Dio d'ogni parola oziosa. La R.V. poco bisogno ha delle mie orationi, ma nondimeno non lascio di fare il debito di sincero fratello e vero e cordiale amico. Di Roma, li 27 di nov.re 1610.
Di V.R.
Servo in Christo
R.C.B.