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Roma,27 jun�i 1609. Bellarm�nus fratri Thomae.
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Molto illre signor fratello. La grafia per Zenobia si ottenne nella congregatione di hieri, con molta difficoltà e con espressione, che si faceva per far gratia al Card.Bellarmino, perche la congregatione haveva serrata la porta a vedove, che entrino per altro, che per monacharsi. Non so se si potrà havere questa sera la lettera, perche
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il secretario faceva difficultà. Il P. Generale de Servi hebbe la lettera del Provinciale, et subito andò per pigliar la parola dal Card. d'Ascoli Protettore, et promesse mandar a me la risposta. Se la mandarà, verrà alligata con questa. La Signora Dianira sta ancora male, anzi non ci è speranza nessuna di vita, se bene potria tirarla ancor un mese. Morendo lei, Fabio suo figliolo resta senza aiuto. Io gl'ho dato fin qui cinque scudi il mese. La madre gli dava tutto il resto, cio è lo vestiva et calzava, lo provedeva di biancaria et di libri, et di piu dava due scudi il mese per compire alla dozzina, che
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vele sette scudi il mese. Ho fatto,che lui parlasse al suo zio Claudio Benci, a ciò l'aiuti in cambio della Madre. Ma non voi far niente. Gli faro parlare da Messir Pietro, et forse gli parlarò io: ma non spero niente.(pag. 2) Supposto, che non possa haver niente dal zio, è necessario, che io lo rimandi à Montepulciano, ò che me lo tiri in casa, perche tenerlo alla dozzina con sette scudi il mese et di piu vestirlo, saria grandissima spesa. Rimandarlo a Montepulciano, è perdere il frutto, che fin hora à fatto nelli studii. Tenerlo in casa, oltre la spesa, non so come riuscirà, perche dubito non diventi altiero, et credo che suo padre et fratelli me n'haveranno poca gratia. Tenerlo à dozzina con vestirlo è spesa doppia. Desidero il parere di V.S., et quando paresse che io lo tirasse in casa, bisognaria almeno, che io ne fusse pregato da suo Padre et fratelli. Il Maestro di casa con chi ne ho parlato, non inclina,che io lo tenga in casa,pensando che presto V.S. vorrà, che tengo alcuno de suoi figlioli, à ciò imparino meglio e le lettere e le creanze, et si assicurino dal tisico. A me paiono li suoi putti troppo teneri. A lei tocca à pensare sopra et scrivermi il suo parere. Con questo saluto tutti di casa.Li 27 di Giugno 1607 (etc.de
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fusse pregato da suo Padre et fratelli. Il Maestro di casa con chi ne
 
 
 
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V.S. vorr�,che tengo alcuno de suoi figlioli,� ci� imparino meglio e
 
 
 
le lettere e le creanze, et si assicurino dal tisico. A me paiono li
 
 
 
suoi putti troppo teneri. A lei tocca � pensare sopra et scrivermi il
 
 
 
suo parere.Con questo saluto tutti di casa.Li 27 di Giugno 1607(etc.de
 
 
 
Forl�, Coll.autog.Bell. n.22. Autos.B.
 
 
 
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Molto illre signor fratello. La grafia per Zenobia si ottenne nella congregatione di hieri, con molta difficoltà e con espressione, che si faceva per far gratia al Card.Bellarmino, perche la congregatione haveva serrata la porta a vedove, che entrino per altro, che per monacharsi. Non so se si potrà havere questa sera la lettera, perche il secretario faceva difficultà. Il P. Generale de Servi hebbe la lettera del Provinciale, et subito andò per pigliar la parola dal Card. d'Ascoli Protettore, et promesse mandar a me la risposta. Se la mandarà, verrà alligata con questa. La Signora Dianira sta ancora male, anzi non ci è speranza nessuna di vita, se bene potria tirarla ancor un mese. Morendo lei, Fabio suo figliolo resta senza aiuto. Io gl'ho dato fin qui cinque scudi il mese. La madre gli dava tutto il resto, cio è lo vestiva et calzava, lo provedeva di biancaria et di libri, et di piu dava due scudi il mese per compire alla dozzina, che vele sette scudi il mese. Ho fatto,che lui parlasse al suo zio Claudio Benci, a ciò l'aiuti in cambio della Madre. Ma non voi far niente. Gli faro parlare da Messir Pietro, et forse gli parlarò io: ma non spero niente.(pag. 2) Supposto, che non possa haver niente dal zio, è necessario, che io lo rimandi à Montepulciano, ò che me lo tiri in casa, perche tenerlo alla dozzina con sette scudi il mese et di piu vestirlo, saria grandissima spesa. Rimandarlo a Montepulciano, è perdere il frutto, che fin hora à fatto nelli studii. Tenerlo in casa, oltre la spesa, non so come riuscirà, perche dubito non diventi altiero, et credo che suo padre et fratelli me n'haveranno poca gratia. Tenerlo à dozzina con vestirlo è spesa doppia. Desidero il parere di V.S., et quando paresse che io lo tirasse in casa, bisognaria almeno, che io ne fusse pregato da suo Padre et fratelli. Il Maestro di casa con chi ne ho parlato, non inclina,che io lo tenga in casa,pensando che presto V.S. vorrà, che tengo alcuno de suoi figlioli, à ciò imparino meglio e le lettere e le creanze, et si assicurino dal tisico. A me paiono li suoi putti troppo teneri. A lei tocca à pensare sopra et scrivermi il suo parere. Con questo saluto tutti di casa.Li 27 di Giugno 1607 (etc.de solito)