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Roma,23 mai 1609. Bellarminus fratri Thomae.

Molto ili.re fratello. Il Rampacelo parl� al segretario della con=

gregatione per ottenere licenza di mettere Zenobia nel monasterio

di S.Girolamo, et hebbe la negativa. Per questo venne da me, a ci�

io svisasse il segretario. Io parlai all'intesso secretarlo, che �

un mio amico, come consultore del Sto Offitio, et mi disse, che ti=

ene il negotio per impossibile. Et quanto alla figliola di tre anni

non ci � veramente speranza veruna, essendosi questo negato a signo=

re di grandissima nobilt�. Si che se Zenobia non vole entrare senza

la figliola, come V.S. accenna, non ho speranza di far niente.

Quando voglia entrar sola, V.S. lo svisi, che provar� di nuovo, se

bene mi disse il segretario, che la congregatione ha serrato la por=

ta alle vedove, eccetto quando vogliano farsi monache. Et � certo

che nuoce molto � monasteri!, quando vi entrano donne giovani, et

avezze a star con i mariti, per la curiosit�, che hanno le monache

di sapere le cose del mondo.

Ho sollecitato il Vicario per spedire quel ius patronato, poi=

che intesi che Zenobia haveva partorita una femina, ma lui dice,che

bisogna, che l'herede pigli licenza da Fiorenza di esseguire il*

Ho scritto al Vescovo di Chiusi, a ci� raccomandi la causa

di Mad.Fulvia al Signor Silvio Spannochi. Con questo saluto tutti

di casa sua. Di Roma li 23 di Maggio 1609.

deest adres

Fratello aff.mo di V.S. Il Card. Bellarmino.

Arch.comun.Forl�, Coll.autogr.Bellarm.Rob., n.17.

Autogr.