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Molto Rev.do Padre mio. Ho due lettere di V.R., una del primo, l'altra del quattro del presente. Resto meravigliato che V.R. e il P. Possevino non abbiano ricevuto i libri miei stampati in Roma contro Veneziani[1]; e forse saranno così alla posta, perchè insieme con quelli si mandarono altri al cardinale Aldobrandino, cardinale Bevilacqua e Cardinal Gaetano, e di tutti si è avuta risposta della ricevuta.
Ne mando ora un'altro sigillato con il mio sigillo, come erano gli altri, e raccomandato alla posta. V.R. mandi a veder quando vengano le lettere. Le avrei pagato la portatura; ma allora è più pericoloso che non vadano sicuri. Ma se la portatura costa assai, V.R. dica al procuratore che la metti a debito del procuratore generale, che li farà buoni.
Ho caro che si possa difendere quella proposizione logica, come anche scrive di Napoli il p. Albertino; ma io confesso che non ci feci riflessione e mi scordai.
Oggi il p. Generale mi ha detto di aver mandato a V.R. le altre sue scritture. Quella sua censura contra le otto proposizioni restò in mano del p. Virgilio; perchè io ne feci far copia et quella diedi a Nostro Signore. Farò intendere al p.Virgilio che la rimandi a lei.

Quanto all'esser vietato dai Veneziani che non siano ricevute lettere dei nostri, poco importa, perchè hanno anche bandito ultimamente tutti li libri contrari ai loro errori e pure vi penetrano. Quanto al concilio Mantuano, non credo ci sia miglior autore che lo stesso Pio 2°, nel libro stampato ultimamente sotto in nome di commentari delle azioni di Pio 2°, il quale si tiene certo che sia dello stesso Pio. Mathia Palmerio e Genebrando nelle loro cronache dicano che fu un concilio grandissimo, concorrendovi principi e legati di tutta Europa e che durò otto mesi. V.R. preghi Dio per me. Di Roma, li X di novembre 1606. etc.

  1. Risposta a due libretti; uno de’ quali s’intitola: Risposta d’un dottore di teologia […] sopra il Breve di censure della Santità di Paolo V publicate contra li signori Venezziani, e l’altro Trattato e resoluzione sopra la validità delle scommuniche di Gio. Gersone teologo e cancellier parisino, Roma 1606; Risposta al trattato de i sette teologi di Venezia sopra l’interdetto della Santità di Nostro Signore papa Paolo quinto, ed alle opposizioni di f. Paolo servita, Roma 1606