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Ser.mo Sig.r mio oss.mo.
Io non potrei senza offendere il giudizio di V.A. usar con se argomenti di persuaderle, che il dono del figlio maschio, che Dio N.S. ha concesso alla regina di Francia sua nipote, mi abbia apportato allegrezza infinita, poichè V.A. ha da presupporre in me tal contento, essendo tonte le cause, e infiniti i rispetti, che a me, e a tutta la Cristianità danno occasione di farne festa vedendosi in uno stesso tempo successore a quella corona, e stabilimento di perpetua pace e quelli popoli.
Me ne rallegro però con V.A. di tutto cuore per la parte, che ne tocca alla Ser.ma Sua casa, e prego il Sig.re che siccome ci ha fatto grazia di così gran dono, si degni ancora di prosperarcelo, e conservarlo sempre, concedendo anche all'A.V. accrescimento di maggiore felicità. Con che baciandole um.te le mani, me le racc.do in grazia. Di Roma il di XIII ottobre 1601.
Di V.A. Ser.ma
umiliss.o e devotiss.o servitore
Il Card. Bellarmino.
Ser.mo Gran Duca.
Adr.: Al Ser.mo S.r mio oss.mo il Sig.r Gran Duca di Toscana.