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Habbiamo visto li brevi et bolle che dicano "Neapolitanae vel nullius dioecesis"; ma non se n'è tenuto conto, perché questi brevi et bolle lasciano la cosa dubbia; et in contrario si è prodotto il libro della cancelleria Romana antichissimo, dove si dice: "Ecclesia parrochialis, Abbatia nuncupata, in insula Procida, Neapolitanae dioecesis".
Quanto al possesso si è provato in contrario che l'istesso Sig cardinale Aragona[1] nel principio riconosceva il possesso della Chiesa di Napoli, poiché domandò una scomunica dal Vicario di Napoli come ordinario di Procida et se ne servì in Procida; se ben di poi l'istesso Cardinale mutò opinione.
Quanto all'inconvenienti, si dice al p.o che la lontananza di 14 miglia non è grande, poiché molte parrocchie sono lontane più di cento miglia dalla cattedrale, et esser'il viaggio per mare aggiogne commodità, facendosi con manco spesa et più presto; et se i Procidani vanno a Napoli ogni giorno per diversi negotii temporali, non è gran cosa che vi vadano qualche volta per negotii spirituali.
Al 2°, 3° et 4° già si è provisto, perché il novo Vicario avrà autorità et iurisdictione in molte cose, et non occorrerà andar a Napoli.
Al 5° si è anco provisto, perché l'Arcivescovo verrà a Procida a dare la cresima et, se non potrà venire, manderà un altro.
Al 6° si è anco in parte provisto et si faciliterà questo negozio come il Sig.r card. Gesualdo[2]...
Al 7° non ci è pericolo che l'ordinario lasci Procida senza clero
Al 8°, quando saranno idonei, non ci è pericolo che non siano ammessi alla prima tonsura et altri ordini.
Al 9° . La vera causa di non andare i preti alla esamina, forse è perché non sono idonei, et è meglio esservi pochi confessori che molti


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  1. Innico d'Avalos d'Aragona (1535/36–1600)
  2. Alfonso Gesualdo (Calitri, 20 ottobre 1540 – Napoli, 14 febbraio 1603)