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<p>Copia d’una Lettera Arabica mandata al P. Baldaßar Loyola Mandes<lb/>
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<center>Copia d’una Lettera Arabica mandata al P. Baldassar Loyola Mandes</center>
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<center>in Italiano. In Napoli. 29. Maggio. 1666.</center><br>
  
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E doppo questo prego l’istesso Dio, che faccia allontanare da V. R. ogni male incontro e le dia quanto mai desidera in questo mondo, e nell’altro, conforme conviene ad un Signore d’Altezza si grande per nascita, per potenza, e per fama, che è appunto come un alba nata dalle tenebre per spargere raggi di Santità da ogni parte, e che con il Lume ricevuto spicca frà tutti: essendo che è unico in questi tempi per le gran meraviglie, per la purità, per la fede, e per la carità: e non dico questo solamente per l’amore, che le porto, ò pure per li beneficij ricevuti, ma senza esageratione alcuna; mentre à ciascuno è noto il suo Altissimo nome, che solo pensato rende il cuore allegro, dileguando da quello ogni ombra di tristezza, havendolo io più volte esperimentato questo è il mio Padrone, il mio amatore in <unclear>Dio</unclear>, e doppo iddio ogni mio bene, il vero Lume dè miei occhi il Signor Baldassar Loyola Mandes, al quale darà in dono la Maestà Divina non dico cose materiali, ò celesti, ma se stessa; essendo che ella è inclinata  
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all’opere pie di carità, e di pietà in riguardo dell’istessa Maestà. Incomincia per tanto à riverire V. R. per quanto sà, <unclear>e vuole</unclear>, accompagnando l’inchino con profumati odori di quella Patria Celeste, che sono più grati d’ogni soavità penetrante l’anima disposta per sollevarla: quello che presentandole tutto il sopradetto <unclear>giunga</unclear> i suoi meriti appena si reputa degno di registrare il suo nome nella più falsa estremità della presente, dandogli parte come hò ricevuto la sua gratissima lettera, che fù da me letta con sommo gusto, intendendo il contenuto, e quello che principalmente m’hà rallegrato è l’havere havuto notitia della sua salute, rendendo perciò gratie à Dio, pregando Su Divina Maestà, che gli dia il compimento de’ suoi desiderij come anche<lb/>
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Copia d’una Lettera Arabica mandata al P. Baldassar Loyola Mandes
da un turco già illuminato per ricevere La S.ta Fede, voltata dall’Arabico
in Italiano. In Napoli. 29. Maggio. 1666.


Incomincio questa nel nome del Padre, del Figliolo, e dello Spirito Santo, quali
sono tre Persone, e un solo Dio. Amen.


E doppo questo prego l’istesso Dio, che faccia allontanare da V. R. ogni male incontro e le dia quanto mai desidera in questo mondo, e nell’altro, conforme conviene ad un Signore d’Altezza si grande per nascita, per potenza, e per fama, che è appunto come un alba nata dalle tenebre per spargere raggi di Santità da ogni parte, e che con il Lume ricevuto spicca frà tutti: essendo che è unico in questi tempi per le gran meraviglie, per la purità, per la fede, e per la carità: e non dico questo solamente per l’amore, che le porto, ò pure per li beneficij ricevuti, ma senza esageratione alcuna; mentre à ciascuno è noto il suo Altissimo nome, che solo pensato rende il cuore allegro, dileguando da quello ogni ombra di tristezza, havendolo io più volte esperimentato questo è il mio Padrone, il mio amatore in Dio, e doppo iddio ogni mio bene, il vero Lume dè miei occhi il Signor Baldassar Loyola Mandes, al quale darà in dono la Maestà Divina non dico cose materiali, ò celesti, ma se stessa; essendo che ella è inclinata all’opere pie di carità, e di pietà in riguardo dell’istessa Maestà. Incomincia per tanto à riverire V. R. per quanto sà, e vuole, accompagnando l’inchino con profumati odori di quella Patria Celeste, che sono più grati d’ogni soavità penetrante l’anima disposta per sollevarla: quello che presentandole tutto il sopradetto giunga i suoi meriti appena si reputa degno di registrare il suo nome nella più falsa estremità della presente, dandogli parte come hò ricevuto la sua gratissima lettera, che fù da me letta con sommo gusto, intendendo il contenuto, e quello che principalmente m’hà rallegrato è l’havere havuto notitia della sua salute, rendendo perciò gratie à Dio, pregando Su Divina Maestà, che gli dia il compimento de’ suoi desiderij come anche