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desidero di saper minutamente come V. R. hà havuta notitia di questo schiavo del Livorno,
con quante cose hà saputo de’ fatti suoi per gl’altri. Giovedi prossimo festa dell’Ascensione
del Sig.re si battezzaranno alcuni Turchi in chiesa nostra di S. Gerolamo; Il numero de’ con-
vertiti sempre per gratia del Sig.re và crescendo, hora già siamo arrivati al numero di
cento ottanta, e pare, che questa’ città partorisca sempre nuovi schiavi; credo che
questi Sig.ri di Genova hanno preso questa cosa adesso à gara, mentre scrivano in
molte parti dove sono in abbonzanza li schiavi per comprarli, e farli venire in questa
città; mà nó mancano alcuni, che stanno facendo l’officio diabolico d’avvertirli gran-
demente subito che sono arrivati, il demonio poi trovò questa via per farli fuggir da
me, ciò è sparso frà essi, che io con chi parlo ò vuole, ò nó vuole, restarà preso, e pertan-
to molti si fingono d’esser muti, altri vedendomi di lontano vanno fuggendo, et altri
nel vedermi incominciano dire, non voglio, nó voglio tante e tante volte senza proferir
nessun’altra parola, il che si fa per causa di due Turchi, i quali passarono una
volta insieme avanti la nostra chiesa, uno diss’altro, ò quante volte mahometto
perse i suoi seguaci in questa chiesa! nó si vede altro qui’, che sempre Turchi avanti
un certo Papasso scomunicato, il quale subito, nó sò come, fa voltar il cervello di chi parla
seco; udendo il comp.o ciò disse al narrante, che mai può esser tal cosa?, voglio andar
dentro à veder, che cosa fa questo huomo, gli rispose l’altro, guarda nó intrate!, per
che vi la farà; finalmente si accordarono, che il narrante restasse fuori della Chiesa,
e l’altro di lontano vedesse, quanto ivi si faceva con gli altri schiavi, mà per fortuna
sua trovò ivi un suo amico già convertito, che gli fece intrar dentro à star con
gli altri, e nó si partì da quel luogo finche confessò d’esser stato ingannato nella
setta mahomettana, ma il bello è, uscito tal huomo fuori, trovò il suo compagno
ancora fuori della chiesa ad aspettarlo, gli disse, è bene, che vi pare? gli rispose già
hò saputo quanto è stato forfante mahometto, andate via non vi conosco più per
che io voglio esser christiano, all’hora arrabbiatamente gli disse, nó vi hò detto, che
vi la farà quel ingannatore? E se nè andò così desperato narrando il caso a tutti;
e caso simile un altra volta, se bene nó mi ricordo del tutto, successe qualche mese
fà. Raccomando à V. R. l’espeditione di quella Carta mandata per saper, che cosa si deve
far di quel schiavo, che dice esser figlio di Padri Christiani, come anche questo al-
tro di Livorno al P. Sesti, quale caramente saluto, et insieme supplico, che si degni d’
aiutar questo povero huomo con qualche lettera dilla raccomandatione al Sig.r Agos-
tino Sesti. Finisco con riverir il nostro P. Generale, V. R., P. ottolini, Padre Costanzo


P. Brunacci
P. ministro, P. Sauli, con tutti gl’altri P.ri, e Flli V.ri, come anche tutti i Retorici, e novitij, et alle Sante orationi di tutti
molto mi raccomando; Aggiungo un caso saluto al Fratello Andrea, del quale nó mi sono scordato ne scordarò mai
Genova 12. di Maggio 1665.
di V. R. mio Caris.o in Xto Padre.
Aggiungo, che dopo d’haver scritto questa successe questo caso, che
venne in genova pochi giorni sono un certo heretico con la moglie
gravida, e quattro figliuoli, il quale si risolse d’abbracciar la catto-
lica Fede, e mandò à chiamarmi, con il quale hò parlato questa sera
mostrandomi gran voglia, senz’interesse alcuno, di lasciar il suo errore,
mà mi bisogna essaminar bene il caso, accio che nó sia qualche fintione.
Humislissimo servo, et indegnis.mo figlio in X.to
Baldassare Loyola Mandes.

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