Novitas

From GATE

Novelties

Bénédiction de la Foire du Lendit

A partire dal cinquecento le Jahrmarkt (fiere dell'anno) si convertiranno in nodi basilari per lo scambio commerciale. Molte di queste fiere già presenti nel XII secolo, perché organizzate dopo la messa domenicale, si denominarono anche Messe. La più importante di queste fiere è stata quella della contea della Champagne. Questo spostamento semantico andrà di pari passo con una crescente centralità di queste manifestazioni al punto di soppiantare e diventare autonome dagli eventi religiosi ai quali in origine erano legate. Man mano si sposteranno dai pressi della piazza della cattedrale per celebrarsi fuori dalla cinta muraria. Questi mercati si convertiranno in "fiere delle novità". Questi raduni soddisfano, in qualche modo, una sete di novità e curiosità. Così un testo sulla fiera a Strasburgo nel XVI secolo:

... i ventiduemila abitanti aprivano due volte l'anno le loro porte per accogliere all'incirca centomila visitatori della fiera. Questi arrivano in nave, in carrozza o a piedi; giungevano da Londra, Anversa, Lione e Venezia, ma anche dai villaggi vicini della regione e ogni volta, per tre settimane, trasformavano l'intera vita della città. Come in un gigantesco bazar per strade e piazze, nelle case e persino nei conventi si poteva ammirare sorpreso quanto l'abilità umana aveva fabbricato: i prodotti più scelti dell'artigianato, le invenzioni tecniche più recenti, merci esotiche d'oltremare, dipinti, libri dotti e di attualità come le «nuove gazzette» che venivano esposte o cantate dai loro stessi autori[1].


Allo storico potrebbe interessare l'emergenza di questa costrizione sistemica alla novità, davanti alla quale la comunicazione religiosa o politica dei secoli XVI e XVII vedrà in essa qualcosa di temerario mentre nell'ambito commerciale sarà d'allora apprezzata al punto tale da essere considerata un motore per l'interscambio. Gradualmente i sistemi religioso e politico invertiranno la loro valutazione negativa per associare alla novità un qualcosa di virtuoso e di necessario. Da l'impressione che i mercati abbiano assorbito più facilmente l'incertezza e la variabilità e sfruttino queste condizioni per muovere l'offerta e la domanda. Invece, per il sistema religioso l'incertezza è percepita solo nei suoi aspetti minacciosi e postula l'equilibrio e la stabilità come valori.
La novità indicherebbe una particolare attenzione verso l'informazione. L'informazione si espone sui tavoli delle fiere dove si apprezzano le nove reperta, ma è anche urlata nel vociare dei venditori delle "nuove gazzette". Questi primi mezzi di diffusione mettono al centro non tanto la questione della verità, con tutti i suoi elementi polemogeni, ma il tema dell'informazione intesa come a difference that makes a difference [2]. L'informazione, per essere tale, dovrà essere nuova. Le notizie dovranno essere soprattutto "fresche". Un caso estremo, ma nondimeno esemplare, di questa scissione tra verità e informazione fu la "guerra delle nove", durante il XVI secolo, che vide coinvolti la Repubblica di Ragusa, Venezia e il Turco.
La piccola Repubblica di Ragusa, tra la fine del XIV e la metà del XVI secolo, è al centro di un traffico molto attivo di informazioni grazie alle quali ottiene uno spazio strategico tra le repubbliche e gli imperi. Offre delle novelle sulle galere veneziane a Segismondo e a Ladislao, re di Napoli, posteriormente a Carlo V e al papa. Altrettanto farà con il doge offrendogli qualche turchesca sui movimenti delle navi turche. Dopo la battaglia di Mohàcs (1526), vittoria di Solimano I sugli ungheresi che implicò un aumento della potenza dell'impero ottomano, Ragusa comincerà a informare in modo più deciso ai turchi sui movimenti navali di Occidente. Il Rector di Ragusa vietò severamente gli informatori privati creando così un vero monopolio dell'informazione. L'informazione più che una comunicazione si convertì in una vera e propria merce di scambio per tener saldo il moto della Repubblica: Non bene pro toto libertas venditur auro; se la libertà non si vende per tutto l'oro del mondo la si può forse assicurare con lo scambio d'informazione.

Newspaperman

Non è l'arte dei gazzettanti, né i fogli di nove, né il bisogno di conoscere in anticipo le mosse del turco, nemmeno la stampa stessa a generare questo vortice di novità. La sete di novità, che il successo dell'informazione evidenzia, è sintomo di un passaggio epocale di un sistema sociale che si evolve da una differenziazione interna di tipo gerarchico verso una società differenziata funzionalmente. La stampa, in questo passaggio è un fattore evolutivo al suo servizio e trova, in questa congiuntura di progressiva differenziazione, una opportunità per il suo sviluppo. A partire dal XVII secolo alcuni libri scientifici includeranno nei loro titoli la parola novus[3]. Gradualmente i contenuti si dovranno presentare sotto la veste dell'innovazione, si direbbe oggi. L'informazione è un indicatore di questa ansia di novità che esclude la ripetizione sulla quale si assicurava il sapere. In questo senso ci troviamo davanti a una trasformazione epocale della conoscenza. Perseguire le novità, al ritmo incalzante delle notizie sempre fresche, implicherà un'alterazione del ritmo della lettura medievale e pertanto dell'apprendimento: Aiunt enim multum legendum esse, non multa (Plinio il Giovane, Epist. 7,9). Potrebbe evidenziarsi qui un capovolgimento della profondità in favore della superficialità. Questa trasformazione parla anche di un mutamento del significato del tempo in virtù del quale il presente non rappresenterà più l'eternità di Dio in tutti i presenti ma soltanto l'istante che determina la differenza tra passato e futuro.



Article by Martín M. Morales.
Book designed by Benny Forsberg from the Noun Project - with lines.png

The text of this page has been reviewed and approved by the Lexicon of modernity (ISBN: 9788878393950 ; DOI: 10.5281/zenodo.1483194) editorial board.
Cite this page - Download PDF


Texts

  • Gran hechizo es el de la novedad, que como todo lo tenemos tan visto, pagámonos de juguetes nuevos, así de la naturaleza como del arte, haciendo vulgares agravios a los antiguos prodigios por conocidos: lo que ayer fue un pasmo, hoy viene a ser desprecio, no porque haya perdido de su perfección, sino de nuestra estimación; no porque se haya mudado, antes porque no, y porque se nos hace de nuevo. Redimen esta civilidad del gusto los sabios con hacer reflexiones nuevas sobre las perfecciones antiguas, renovando el gusto con la admiración. [4]
  • Válgase de su novedad, que mientras fuere nuevo, será estimado.''[5]
  • Ya que los libros se difunden a través del mercado, la afirmación de que contienen algo nuevo se convierte en argumento importante para la venta, principalmente y sobre todo, de textos pequeños, baratos, como son los panfletos, las baladas, las historias criminales a propósito de las ejecuciones. Obviamente el comprador no quiere que se le entregue algo que ya conoce. Y eso no sólo es cierto de las innovaciones científicas y técnicas, sino sobre todo de la literatura de ficción en el plano del entretenimiento; no se compra si ya se ha leído lo mismo.[6]

  1. K. Kroll, Körperbegabung versus Verkörperung. Das Verhältnis und Geist im frühneuzeitlichen Jahrmarktspektakel in Erika Fischer-Lichte, Christian Hornund Matthias Warstat (ed) Verkörperung, 2001, p. 37.
  2. Bateson, G. Verso un’ecologia della mente, 1993, Adelphi, Milano.
  3. Si veda a questo riguardo Cevolini, A., De Arte Excerpendi. Imparare a dimenticare nella modernità, 2006, p. 54 e ss.
  4. Gracián, El Criticón, crisis III.
  5. Gracián, Oráculo manual y arte de prudencia, 269.
  6. Niklas Luhmann, La sociedad de la sociedad.