Difference between revisions of "Novitas"

From GATE
Line 4: Line 4:
 
<p style="font-size:80%;text-align:left">... i ventiduemila abitanti aprivano due volte l'anno le loro porte per accogliere all'incirca centomila visitatori della fiera. Questi arrivano in nave, in carrozza o a piedi; giungevano da Londra, Anversa, Lione e Venezia, ma anche dai villaggi vicini della regione e ogni volta, per tre settimane, trasformavano l'intera vita della città. Come in un gigantesco bazar per strade e piazze, nelle case e persino nei conventi si poteva ammirare sorpreso quanto l'abilità umana aveva fabbricato: i prodotti più scelti dell'artigianato, le invenzioni tecniche più recenti, merci esotiche d'oltremare, dipinti, libri dotti e di attualità come le «nuove gazzette» che venivano esposte o cantate dal loro stessi autori<ref>K. Kroll, ''Körperbegabung versus Verkörperung. Das Verhältnis und Geist im frühneuzeitlichen Jahrmarktspektakel'' in Erika Fischer-Lichte, Christian Hornund Matthias Warstat (ed) ''Verkörperung'', 2001, p. 37. </ref>.
 
<p style="font-size:80%;text-align:left">... i ventiduemila abitanti aprivano due volte l'anno le loro porte per accogliere all'incirca centomila visitatori della fiera. Questi arrivano in nave, in carrozza o a piedi; giungevano da Londra, Anversa, Lione e Venezia, ma anche dai villaggi vicini della regione e ogni volta, per tre settimane, trasformavano l'intera vita della città. Come in un gigantesco bazar per strade e piazze, nelle case e persino nei conventi si poteva ammirare sorpreso quanto l'abilità umana aveva fabbricato: i prodotti più scelti dell'artigianato, le invenzioni tecniche più recenti, merci esotiche d'oltremare, dipinti, libri dotti e di attualità come le «nuove gazzette» che venivano esposte o cantate dal loro stessi autori<ref>K. Kroll, ''Körperbegabung versus Verkörperung. Das Verhältnis und Geist im frühneuzeitlichen Jahrmarktspektakel'' in Erika Fischer-Lichte, Christian Hornund Matthias Warstat (ed) ''Verkörperung'', 2001, p. 37. </ref>.
 
</blockquote>
 
</blockquote>
Allo storico potrebbe interessare l'emergenza di questa costrizione sistemica alla novità, davanti alla quale la comunicazione religiosa o politica dei secoli XVI e XVII vedrà in essa qualcosa di temerario mentre che nell'ambito commerciale sarà sin d'ora apprezzata al punto tale di essere considerata un motore per l'intercambio. Gradualmente i sistemi religioso e politico invertiranno questa valutazione negativa per associare alla novità un qualcosa di virtuoso e di necessario. Da l'impressione che i mercati assorbono più facilmente l'incertezza e la variabilità e sfruttano queste condizioni per muovere l'offerta e la demanda. Mentre che nel sistema religioso l'incertezza è percepita solo nei suoi aspetti minacciosi e continua a postulare l'equilibrio e la stabilità come valori. Questa particolare attenzione verso l'informazione appare nei tavoli delle fiere dove si spongono le [https://www.museogalileo.it/istituto/mostre-virtuali/vespucci/iconografia/nova_reperta.html ''nove reperta''], ma anche nel vociare dei venditori delle "nuove gazzette". Questi primi mezzi di diffusione mettono al centro non tanto la questione della verità, con tutti i suoi elementi polemogeni, ma il tema dell'informazione intesa come a ''difference that makes a difference''<ref>Bateson, G.
+
Allo storico potrebbe interessare l'emergenza di questa costrizione sistemica alla novità, davanti alla quale la comunicazione religiosa o politica dei secoli XVI e XVII vedrà in essa qualcosa di temerario mentre che nell'ambito commerciale sarà d'allora apprezzata al punto tale da essere considerata un motore per l'intercambio. Gradualmente i sistemi religioso e politico invertiranno questa valutazione negativa per associare alla novità un qualcosa di virtuoso e di necessario. Da l'impressione che i mercati assorbano più facilmente l'incertezza e la variabilità e sfruttino queste condizioni per muovere l'offerta e la domanda. Invece, per il sistema religioso l'incertezza è percepita solo nei suoi aspetti minacciosi e postula l'equilibrio e la stabilità come valori. Questa particolare attenzione verso l'informazione appare nei tavoli delle fiere dove si espongono le [https://www.museogalileo.it/istituto/mostre-virtuali/vespucci/iconografia/nova_reperta.html ''nove reperta''], ma anche nel vociare dei venditori delle "nuove gazzette". Questi primi mezzi di diffusione mettono al centro non tanto la questione della verità, con tutti i suoi elementi polemogeni, ma il tema dell'informazione intesa come a ''difference that makes a difference''<ref>Bateson, G.
 
''Verso un’ecologia della mente'', 1993, Adelphi, Milano.</ref>.  Un caso estremo, ma nondimeno esemplare, di questa scissione tra verità e informazione fu il caso della guerra di "nove", durante il XVI secolo, che vide coinvolti la Repubblica di Ragusa, Venezia e il Turco.
 
''Verso un’ecologia della mente'', 1993, Adelphi, Milano.</ref>.  Un caso estremo, ma nondimeno esemplare, di questa scissione tra verità e informazione fu il caso della guerra di "nove", durante il XVI secolo, che vide coinvolti la Repubblica di Ragusa, Venezia e il Turco.
  

Revision as of 21:17, 17 December 2018

Novelties

A partire del cinquecento le Jahrmarkt (fiera dell'anno) si convertiranno in nodi basilari per lo scambio commerciale. Molti di queste fiere già presenti nel XII secolo, perché organizzate dopo la messa domenicale, si denominarono anche Messe. La più importante di queste fiere è stata quella della contea della Champagne. Questo spostamento semantico andrà di pari passo con una crescente centralità di queste manifestazioni al punto di soppiantare e diventare autonome dagli eventi religiosi ai quali in origine erano legate. Man mano si sposteranno dai pressi della piazza della cattedrale per celebrarsi fuori dalla cinta muraria. Questi mercati si convertiranno in "fiere delle novità". Questi raduni soddisfano, in qualche modo, una sete di novità e curiosità. Così un testo sulla fiera a Strasburgo nel XVI secolo:

... i ventiduemila abitanti aprivano due volte l'anno le loro porte per accogliere all'incirca centomila visitatori della fiera. Questi arrivano in nave, in carrozza o a piedi; giungevano da Londra, Anversa, Lione e Venezia, ma anche dai villaggi vicini della regione e ogni volta, per tre settimane, trasformavano l'intera vita della città. Come in un gigantesco bazar per strade e piazze, nelle case e persino nei conventi si poteva ammirare sorpreso quanto l'abilità umana aveva fabbricato: i prodotti più scelti dell'artigianato, le invenzioni tecniche più recenti, merci esotiche d'oltremare, dipinti, libri dotti e di attualità come le «nuove gazzette» che venivano esposte o cantate dal loro stessi autori[1].

Allo storico potrebbe interessare l'emergenza di questa costrizione sistemica alla novità, davanti alla quale la comunicazione religiosa o politica dei secoli XVI e XVII vedrà in essa qualcosa di temerario mentre che nell'ambito commerciale sarà d'allora apprezzata al punto tale da essere considerata un motore per l'intercambio. Gradualmente i sistemi religioso e politico invertiranno questa valutazione negativa per associare alla novità un qualcosa di virtuoso e di necessario. Da l'impressione che i mercati assorbano più facilmente l'incertezza e la variabilità e sfruttino queste condizioni per muovere l'offerta e la domanda. Invece, per il sistema religioso l'incertezza è percepita solo nei suoi aspetti minacciosi e postula l'equilibrio e la stabilità come valori. Questa particolare attenzione verso l'informazione appare nei tavoli delle fiere dove si espongono le nove reperta, ma anche nel vociare dei venditori delle "nuove gazzette". Questi primi mezzi di diffusione mettono al centro non tanto la questione della verità, con tutti i suoi elementi polemogeni, ma il tema dell'informazione intesa come a difference that makes a difference[2]. Un caso estremo, ma nondimeno esemplare, di questa scissione tra verità e informazione fu il caso della guerra di "nove", durante il XVI secolo, che vide coinvolti la Repubblica di Ragusa, Venezia e il Turco.

Texts

  • Gran hechizo es el de la novedad, que como todo lo tenemos tan visto, pagámonos de juguetes nuevos, así de la naturaleza como del arte, haciendo vulgares agravios a los antiguos prodigios por conocidos: lo que ayer fue un pasmo, hoy viene a ser desprecio, no porque haya perdido de su perfección, sino de nuestra estimación; no porque se haya mudado, antes porque no, y porque se nos hace de nuevo. Redimen esta civilidad del gusto los sabios con hacer reflexiones nuevas sobre las perfecciones antiguas, renovando el gusto con la admiración. [3]
  • Válgase de su novedad, que mientras fuere nuevo, será estimado.''[4]
  • Ya que los libros se difunden a través del mercado, la afirmación de que contienen algo nuevo se convierte en argumento importante para la venta, principalmente y sobre todo, de textos pequeños, baratos, como son los panfletos, las baladas, las historias criminales a propósito de las ejecuciones. Obviamente el comprador no quiere que se le entregue algo que ya conoce. Y eso no sólo es cierto de las innovaciones científicas y técnicas, sino sobre todo de la literatura de ficción en el plano del entretenimiento; no se compra si ya se ha leído lo mismo.[5]

  1. K. Kroll, Körperbegabung versus Verkörperung. Das Verhältnis und Geist im frühneuzeitlichen Jahrmarktspektakel in Erika Fischer-Lichte, Christian Hornund Matthias Warstat (ed) Verkörperung, 2001, p. 37.
  2. Bateson, G. Verso un’ecologia della mente, 1993, Adelphi, Milano.
  3. Gracián, El Criticón, crisis III
  4. Gracián, Oráculo manual y arte de prudencia, 269.
  5. Niklas Luhmann, La sociedad de la sociedad.