L'Index haereticorum di Roberto Bellarmino: un progetto in collaborazione con l'Universidad Católica de Córdoba

From GATE

Il progetto

Logo dell'Universidad Católica de Córdoba.
Logo dell'Instituto Thomas Falkner SJ.

Nel dicembre 2020 è stato stipulato un accordo di collaborazione scientifica tra la Pontificia Università Gregoriana e la Universidad Católica de Córdoba con l'obiettivo di coinvolgere docenti e studenti di quella università nella trascrizione e annotazione dei testi presenti sulla nostra piattaforma GATE.

Prima che questo accordo venisse ufficialmente siglato, il p. José Luis Narvaja SJ, professore di teologia patristica dell'Universidad Católica de Córdoba e direttore dell'Instituto Thomas Falkner SJ (afferente al medesimo ateneo), si era già reso disponibile per collaborare a GATE usando la piattaforma per terminare il suo lavoro di edizione critica di un'opera inedita di Roberto Bellarmino, santo e dottore della chiesa, a cui è dedicato su GATE il progetto Monumenta Bellarmini. L'opera in questione è il cosiddetto Index haereticorum, un testo noto negli studi bellarminiani già dagli anni '30 del XX secolo ma che non è stato successivamente oggetto di ulteriori studi poiché mai integralmente pubblicato.

Oggi il testo dell'Index haereticorum e le immagini dell'unico manoscritto noto che lo tramanda, sono disponibili su GATE a partire dal seguente link: Index:Bellarmino-Index haereticorum.pdf.
Oltre alla trascrizione, il p. Narvaja ha condotto uno scrupoloso lavoro sulle fonti citate da Bellarmino che ha permesso l'identificazione di 73 autori; per ciascuno di questi, quando è stata individuata con precisione l'opera o le opere citate, è stata creata una pagina intestata all'autore ed è stato fornito il titolo esatto dell'opera con rimando all'edizione critica di riferimento (cfr. ad es. la pagina Augustinus. Il link alle fonti è presente sia nel testo trascritto, sia in forma di indice al seguente link: Bellarmino-Index haereticorum/Index nominum#Bibliographia. In aggiunta all'elenco delle fonti citate, sono stati redatti anche


Infine, come ulteriore corollario al lavoro sull'Index haereticorum, p. Narvaja ha ritenuto opportuno trascrivere integralmente un'altra opera di Bellarmino intitolata De scriptoribus ecclesiasticis liber unus, pubblicata nel 1613: essa può essere considerata l'esito finale del lavoro iniziato durante la sua permanenza a Lovanio (1570-1576) con la redazione dell' Index haereticorum. La trascrizione è disponibile a partire da questo link: Index:De scriptoribus ecclesiasticis liber unus (1613).pdf.

L'Index haereticorum: introduzione al testo [1]

Il manoscritto

L'unico manoscritto ad oggi noto che tramanda il testo dell'Index haereticorum è conservato nella biblioteca municipale di Treviri, in Germania, con la collocazione 792-1373.[2] Il codice, contenente come si vedrà anche altri testi, è giunto in questa biblioteca in seguito all'incameramento dei beni della Compagnia di Gesù avvenuto con la soppressione dell'ordine nel 1773. Sin dal 1560 era infatti presente a Treviri un collegio gestito dai gesuiti, dotato di una biblioteca come tutti gli altri istituti di formazione fondati dalla Compagnia di Gesù. Questa biblioteca si arricchì nel corso del tempo grazie alle donazioni di alcuni benefattori esterni all'ordine e degli stessi gesuiti che alla loro morte lasciavano i propri libri a uso dei confratelli.[3] Proprio a un gesuita appartenne il codice contenente il testo dell' Index haereticorum: come si evince da una nota presente in una delle carte preliminari, il suo nome era "Ditzius" ed egli donò il codice alla biblioteca del collegio nel 1586, non è chiaro se in seguito alla sua morte.[4] Oltre all' Index haereticorum, contenuto alle cc. 313-359, nel medesimo codice sono presenti anche le seguenti opere:

  • cc. 1-255: trascrizioni di alcune controversie recitate da Bellarmino nel Collegio Romano tra l'ottobre 1580 e il marzo del 1582;
  • cc. 265-296[5]: dissertazioni esegetiche di Benito Pereira[6] - negli stessi anni professore di Sacra Scrittura al Collegio Romano;
  • cc. 297-415: vari scritti di Bellarmino - Tromp li definisce inquisitiones positivae - costituiti da indici di varia natura (comprendenti anche l' Index haereticorum), una cronologia biblica etc..[7]

Dopo essere stato segnalato nel catalogo dei manoscritti della biblioteca municipale di Treviri nel 1910, passeranno alcuni anni prima che la notizia dell'esistenza di questo codice venisse notata da uno dei più importanti studiosi del Bellarmino, il p. Sebastian Tromp. Riguardo questa scoperta sono presenti diversi documenti all'interno del suo fondo personale conservato presso l'APUG: corrispondenza con l'allora direttore della biblioteca trevirense, il conto delle spese impiegate per far riprodurre il codice, le riproduzioni fotografiche stesse (digitalizzate e caricate su GATE) e vari altri documenti che testimoniano come il lavoro del gesuita andò avanti per molti anni, anche dopo le sue prime pubblicazioni in proposito.[8]

Attribuzione dell'opera a Bellarmino

Trattandosi di un testo tramandato da un unico manoscritto, peraltro non autografo[9], Tromp dedica largo spazio nel suo studio sull' Index haereticorum a illustrare gli elementi che conducono ad attribuirlo a Bellarmino:

  1. prima indicazione, presente nel testo, è una nota apposta nel margine destro di c. 313r che recita "Autore R.do P. Ruberto Pelarmino" [10]
  2. in altre opere e manoscritti di Bellarmino sono presenti riferimenti diretti a un Index haereticorum da lui composto[11] oppure alcuni passi dell' Index sono riportati quasi alla lettera[12]
  3. allo stesso modo le considerazioni su alcuni eretici esposte nell' Index saranno riprese in opere successive del Bellarmino, a partire dalle celebri Disputationes de controversiis e in opere considerate minori come la
  1. Dove non diversamente specificato, le informazioni presenti in questa sezione sono state estrapolate dall'articolo di Sebastian Tromp, "De Bellarmini indice haereticorum Treviris reperto", Gregorianum 15 (1934), 187-214.
  2. Kentenich, Gottfried. Beschreibendes Verzeichnis der Handschriften der Stadtbibliothek zu Trier. Sechstes Heft. Ascetische Schriften. 2. Abteilung. Nachträge. Trier: Kommissionsverlag der Fr. Lintzschen Buchhandlung, 1910, 118, (disponibile al link: http://bilder.manuscripta-mediaevalia.de/hs//katalogseiten/HSK0732_b118_jpg.htm
  3. Sulla biblioteca del collegio gesuitico di Treviri si vedano: Kentenich, Gottfried. "Die Trierer Jesuitenbibliothek". In: Festschrift zur Feier des 350jährigen Jubiläums der Anstalt Königliches Friedrich Wilhelm-Gymnasium zu Trier 1563-1913. Trier 1913, 57-65 (disponibile al link: https://archive.org/details/kniglichesfrie00knuoft/page/n101/mode/2up ); Franz, Gunther. "450 Jahre Trierer Jesuitenbibliothek – die Wurzel der Stadtbibliothek. Die Vorgeschichte der Stadtbibliothek Trier von 1561 bis 1804". In: Kurtrierisches Jahrbuch 52 (2012), 203-252; Franz, Gunther. "Die Trierer Jesuitenbibliothek und andere Vorbesitzer der Emblembücher in der Stadtbibliothek Trier". In: Sinnbild – Bildsinn. Emblembücher der Stadtbibliothek Trier. Katalogbuch und Ausstellung. Trier: Stadtbibliothek 1991, 5-10; notizie più generali sulla biblioteca municipale di Treviri sono disponibili a questa pagina: https://fabian.sub.uni-goettingen.de/fabian?Stadtbibliothek_(Trier) .
  4. Purtroppo nei repertori della SJ non è stato rintracciato un gesuita con questo nome.
  5. Le cc. 156-264 sono bianche.
  6. Dati biografici a questo link: https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaAutore.php?ID=29841
  7. Tra i vari scritti Tromp ne segnala uno alle cc. 407-415 intitolato Quarundam difficultatum passim in libro Geneseos occurentium solutio. L'elenco dettagliato si può leggere nel catalogo di Kentenich: http://bilder.manuscripta-mediaevalia.de/hs//katalogseiten/HSK0732_b118_jpg.htm
  8. Una prima sommaria descrizione del codice è in Bibliography:EBC Bibliography 0049, 137-138; ben più ampio è l'articolo citato all'inizio di questa sezione pubblicato in Gregorianum l'anno seguente.
  9. Tromp individua nel manoscritto due mani: la prima attiva alle cc. 313r-320v, la seconda alle cc. 321r-359v; questa seconda mano è quella che verga la maggior parte del resto del codice. A giudizio di Tromp (che non possiamo far altro che sottoscrivere), la lettura risulta assai complessa poiché il corpo della grafia è molto piccolo (circa 46 righe su una pagina di appena 15 cm di altezza!) e, specialmente la seconda mano, usa una penna dalla punta larga e un sistema di abbreviazioni non usuale che rendono ancora più difficile la decifrazione del testo.
  10. La nota, secondo Tromp, è vergata dalla seconda mano.
  11. Ad es. a c. 24r dei Commentarii Lovaniensis in S. Th. II II si legge: "Vide in nostro indice haereticorum errorem Melanchthonis septuagesimum tertium".
  12. Tromp si riferisce nuovamente alle similitudini con il testo dei Commentarii Lovaniensi.