APUG 1060 I 241r-v

From GATE

1

+
Molto Reverendo in Cristo Padre
Pax Christi
Padre mio scrivo questa con abbondantissime lagrime agli occhi, non so però se sono solamente di tenerezza, vedendo la gran pietà di Dio, oppure di timore della sua giustizia, vedendo manifestamente la sua onnipotenza, che l’altro ieri ebbi avviso dall’ospedale per andar a convertir un certo Turco, che stava in grandissimo pericolo di perder l’anima con la vita, ma la sua gran ostinazione era tanto grande, che spesi quattro ore in circa di tempo continuo intorno alla sua conversione e alla fine mai potevo cavar dalla sua bocca una sola parola di speranza; perché subito, che fui comparso appresso di lui mi disse: sete quello di Fessa voi? So molto bene il fine di questa vostra venuta, o quanto mi rido dei fatti vostri non sapete che sono ancora schiavo nuovo? Pochi mesi sono fui preso e da che arrivai a questa città altro non ho avuto per avvertimento che tutti i Turchi giornalmente mi predicavano, guardatevi da quello di Fessa, perché egli fu dal demonio ingannato e giornalmente va ingannando gli altri di tal maniera parlando con qualunque Turco, non so come lo fa diventar subito cristiano, dunque andate via niente voglio sentire delle vostre parole. In dir questo poi si metteva le coperte sopra il suo capo e si fingeva d’esser sordo e muto; e quando qualche volta sforzatamente gli scopriva il capo per farlo dir qualche parola interrogandolo della sua Patria per aver seco un poco d’amicizia, subito incominciava rispondermi con far atti della sua Fede dicendo queste stesse parole, accompagnate con un certo gesto d’un deto dritto: non vi è altro, diceva egli, che un solo Dio, e Maometto suo vero Profeta da lui al mondo mandato per dar la vera legge di Dio; e di altro non voglio parlare. Vedete piuttosto mi lascerò, diceva lui, tagliar il collo e tutti li miei membri uno per uno per esser un mostro ed esempio dell’altri, che il lasciar la fede del mio Santo e amatissimo Maometto, ora pensate voi, che io mai consentirò a questo gran inganno, che mi predicate della Fede cristiana; e subito si voltava il discorso cor rinnovar tante e tante volte li predetti atti della sua finta legge. Vedendo poi io, che dopo quattro ore in circa di fatica non vi era nessun contrassegno della sua conversione e la mia gran stanchezza per esser stato tutto questo tempo in piedi, come anche già si era fatta la notte tornai tutto dolorato al collegio però avevo non so che di confidenza in Dio e speranza nel cuore, che doveva alla fine abbracciar la nostra Santa Fede; perché il caso dell’altro schiavo, che fu convertito e battezzato da me nell’ospedaletto dopo tante fatiche come scrissi già a Vostra Reverenza mi fece aver tal speranza e fiducia nella gran bontà di Dio; corsi subito tornato al collegio alla gran madre di Dio dicendole Signora ricordatevi della promessa di non mancarmi mai; ora è il tempo voglio la conversione di questa anima. Feci una disciplina per questo fine e la mattina seguente dissi la messa votiva della Beatissima Vergine applicandola per quell’anima del Purgatorio la più devota che di lei fosse stata in questo mondo; e feci questo patto con tal anima per farmi conoscere che ella già liberata dal Purgatorio per i meriti de Sacrifici (conforme il privilegio donatomi dal nostro Padre Generale che ogni volta che celebra la Santa Messa applicandola per qualche anima del Purgatorio sia liberata) pregherebbe Dio quando fosse arrivata avanti di lui in cielo per la conversione di sì ostinatissimo Turco. Finita la Messa ritornai al detto ospedale, ma non era ancora giunto il tempo destinato da Dio per la sua salute: fatta di nuovo la fatica per due ore incirca di tempo intorno la sua conversione, tornai al collegio pregando il Signore, che si degnasse d’imprimere le parole del suo indegnissimo servo con quel sigillo che tiene in mano nel cuore di questa cieca anima, verso tre ore di notte non mancò il benigno Signore di stampargli nel cuore quanto avevo detto; onde subito incominciò gridare, voglio farmi cristiano, chiamate il Padre. Li circostanti chiamarono subito un Padre dei Crociferi, che hanno cura dell’ospedale dal quale domandò un crocifisso e si attaccò ai suoi piedi baciandoli con gran affetto finché fatto il giorno m’avvisarono e tutto attonito per tal mutazione vi accorsi; insomma fu battezzato in questo giorno che è primo della quadragesima e credo che morirà quanto prima secondo il detto del medico.
O quanto sono ingannati Padre mio quelli che pensano di convertire un’anima per qualche industria umana! Dio solo è quello che fa il tutto, ma vuol le preghiere dei suoi servi in simili casi di necessità per manifestar loro la sua infinita bontà; circa poi di saper il numero de’ convertiti fin ora abbiamo per grazia del Signore cento e quindici incirca, sia il tutto per onore e gloria di Dio. Sto preparando per far battezzar molti Turchi insieme, credo che sarà tal funzione nel giorno di San Mateo.
Più volte ho voluto dar notizia a Vostra Reverenza della devozione che pratica in questa parte ferventemente della Madonna dei fiori, alla quale ogni sabato intervenne il Padre Provinciale, essendo con noi, e sempre seguita intervenire il Padre Regionalecon l’altri P. P. a sentir quella bella offerta che si fa ogni di alla gran madre di Dio. Prima poi d’incominciar Carnevale diedi un’immagine della mia amatissima Signora con l’istruzione agli scolari della Retorica, cioè Secolari, e in cambio di incominciar a pensar alla vanità del Carnevale, fecero tali atti di virtù come vedrà nella rinchiusa carta. Viva Gesù, viva Maria. Per fine riverisco il nostro Padre Padre Ottolini, Padre Sesti, P. Costanzo con tutti gli altri P. P. f. f. veterani, ret'ci e novizi e tale Sante orazioni di tutti molto mi raccomando.
Di Vostra Reverenza mio Carissimo in Cristo Padre
Genova 28 di Febraro 1665
Umilissimo servo e indegnissimo in Cristo Figlio
Baldassarre Loyola Mandes

2

Al molto Reverendo in Cristo Padre il Padre Domenico Brunacci Rettore della Compagnia di Gesù