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alla parte del Vescovo, io mi prometto che farà quello che deve dal canto suo et sarà pronto à dare tutte le sodisfattioni raggionevoli di quelle cose ohe saranno in poter suo, et dove bisognarà la facoltà di qua, m'adoprerò io per quello potrò di farnele havere, come prontamente farò ogni offitio per la concessione del luogo che desiderano per la Signoria nella cathedrale, tanto più che mons.gre Vescovo me ne prega. Et quando bisognarà nell'occorrenze, m'interporrò sempre, se così si compiacceranno, à fare quanto potrò per conservarli nella buona concordia; et spero anco che si portarà talmente in tutto il resto che, quando havesse desiderio di renuntiare ad altri questo carico, la Republica istessa li faria resistenza, overo, se vedrà di poter liberarsi di così grande obligo, mi persuado che lo farò più volentieri che molti non credono. Et questa fù una delle cause, dalle quali mosso, non accettò la chiesa di Viterbo, ne quella di Spoleto offertali dalla S.tà di N.ro Sig.re, perche volse mostrare che non voleva lasciare la sua chiesa per qual si voglia altra, stimando et amando più la sua prima sposa di tutte l'altre, et più tosto voleva restare vedovo, se era necessario di lasciarla, che pigliare qualsivoglia altra; ma il Papa non volse comandargli che la lasciasse.
Hora io non voglio esser più lungo, et prego con tutto il mio affetto la Divina Maestà che inspiri il desiderio della pace et dell'utile publico à quelli à chi tocca per gloria sua à benefitio universale di cotesto popolo con metter'in esecutione prontamente quanto le scrissi per l'altra mia, alla quale mf rimetto; et all'EE.VV. con tutto l'Eccell'mo Consiglio prego dal Signore ogni pienezza di gratie.
Di Roma li sei di Settembre 1619. Dell'EE. VV.
Servitore aff.mo
il Cardale Bellarmino.