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Ill.mo et Rev.mo Sig.re padrone colend.mo
Hieri venerdì mi fu consignata una di V.S. Ill.ma, nella quale mi comanda ohe consegni al P.D. Honofrio vicario del monasterio de' Celestini di Capua il grano raccolto questo anno dall'Abbadia et altri frutti insieme con le scritture; e perche il mio intento non preme in altro che in servire et obedire alli ordini di V.S. Ill.ma, non tantosto ritornerà il detto Padre di Napoli, dove al presente si ritrova, che esseguirò quanto da V.S. Ill.ma mi vien comandato.
Ma perche nel principio della sua asserisce essersi risoluto di mutar economo,per la poca rendila dell'Abbadia, volendo esperimentare se in mano d'altri renderà il solito frutto di mille scudi sin come per prima s'affittava, pertanto,volendo procedere con V.S. Ill.ma sicome hò sempre proceduto con chiarezza e fedeltà, mando l'inclusa nota, nella quale si contengono sei anni di mio servitio. La supplico per premio della mia divota servitù, quando meno si ritroverà occupata,darci un'occhiata, perchè vederà V.S. Ill.ma che in detti sei anni si sono cavati di frutto dal la detta Abbadia docati settemila centonovantanove, tari tre e grana cinque e mezo, quali divisi in sei, viene ogni anno l'entrata docati mille cento novantanove e tari due, oltre che si sono dispensate ogni anno tomola 14 di grano che non s'includeno in detta somma. E di detta quantità d'entrate percette anno per anno hò dato conto per tutto il 1617 et son pronto à ripeterlo quante volte V.S. Ill.ma non si sentirà ben sodisfatta di esso, e di venir à mie spese à Roma à tal effetto. Si che la lettera inviatami m'ha dato non poco da dubitare che altri per farsi bello con V.S. Ill.ma habbia voluto pregiudicare alla mia sincera servitù, sapendo di certo che in mia mano s'è fatto non poco avanzo di rendita ogni anno, come appare dall'inclusa nota. Scrivo in questo modo perchè mi viene da V.S. Ill.ma scritto che da qualche tempo in quà si sia
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