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Ill.mo et R.mo Sig.r padrone mio col.mo
Stavo pur sopra di me in vedere che V.S. Ill.ma non dimandasse alla Santità di N.S. gratia liberale dello spoglio di monsignor vescovo di Teano suo nipote, almeno per non far'restar'la memoria di quel buon prelato in bocca di creditori per li tribunali, si che havendone sopra ciò ricevuto à 4 del presente lettera da monsignor Ill.mo Thesoriere, sotto li 26 del passato con duplicato accompagnato dalla lettera di V.S. Ill.ma del primo, ordinai subito al mio succollettore ordinario di Teano, che non vendesse cosa alcuna, mà consignasse quanto tiene spettante al detto spoglio al Sig.r cavalier fra Francesco Piccolhomini, come V.S. Ill.ma scrive; et ho dato ordine qui, che ad ogni piacere del medesimo Sig.r cavaliere, se gli restituiscano tutti i mobili non venduti, come si fece solamente venerdì, il retratto de quali anco si restituirà; ne questi officiali hanno ritenuto cosa alcuna per regaglie o fatighe, com'anco ho voluto fare io per servire a V.S. Ill.ma, come devo, in aumento del spoglio; poichè ne per ragione di decima, scameratione, decreto o altro giusto titolo hò voluto retenermi un soldo. Et resto infinitamente obligato alla grandezza d'animo di N.S. et al merito di V.S. Ill.ma della soletta gratia, perche mi sono liberato da un laberinto di creditori altretanto fastidiosi quanto lo spoglio tenue. Et se io non bevesse mandato comissario, havrei mancato al debito della mia carica, come forse è stato mancamento di que' servitori, i quali,per ricoprir se stessi, hanno tacciato il Sig.r Geronimo Gentile mandatovi da me, le cui qualità può V.S. Ill.ma intenderle dal Vescovo di Fondi et da monsignor Damasceno. Et qui col fine à V.S. Ill.ma faccio humilissima reverenza. Di Napoli à 6 di decembre 1616.
Di V.S. Ill.ma et Rev.ma
Oblig.mo e devotissimo servitore
P. Arc.vo d'Amalfi.