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Molto R.do Padre mio. Vennero già molti giorni sono l'Agenti et Ambasciatori della città di Trapani per il negotio del quale la R.V. mi scrive. Io gli dissi che non sperassero che il Papa fusse per comandare alla Compagnia di mutare il collegio, perche il Papa vuole udire ambedue le parti, e non fà torto à nessuno per compiacer'ad altri. Dissi di più che io la prima volta mi conformai con la volontà del p. Rev.mo Generale, che allora governava la Compagnia, ma che hora essendo informato dal Generale presente che non solo tutti li Padri di Sicilia, ò almeno li principali, e di più la Congregatione Generale fatta in Roma haveva giudicato non doversi mutare quel collegio, che io non potevo aiutare la parte contraria, massime che il Padre Generale voleva, assicurar la città che mai la Compagnia procuraria di serrar quella strada che li cittadini di Trapani temono si habbia da serrare per utile del collegio. A questo quelli Signori di Trapani si quietarono; et questo è quello che è passato qua; et la R.V. sia pur sicura che io non farò mai cosa che sia per dispiacere alla maggiore e miglior parte della Compagnia. Con questo mi raccomando alle sante orationi di V.R.
Di Roma li 9 di luglio 1616.
Di V.R.
Servo in Christo
R.C.B.