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Al Sig.r cardinale Bellarmino, 30 giugno 1616. Negl'affari di questi Celestini non si perde tempo, et pare che le diligenze non siano hora si inutili come sono state sin qui, come vedrà V.S. Ill.ma quello che io ne scrivo à monsignor Vicelegato d'Avignone, à cui mando copia collationata delle lettere patenti ottenutesi dal Re a fin di far levare il sequestro sotto cui sono state poste quasi tutte le rendite de i conventi d'Avignone e Gentilly, che sono nelle terre di Sua Maestà et di far inhibire à chi che sia di molestar ò turbarli nel possesso e godimento loro, ne di riconoscere altri amministratori de detti conventi che quelli che vi saranno messi da Sua Santità ò da monsignor Vicelegato. Et essendosi introdotta prattica d'accordo trà i detti Celestini di detto regno e quelli de'conventi sudetti, io non hò voluto dar'orecchie ad alcun particolare, se prima non si facci venir quà il preteso Provinciale ultimamente eletto, il quale,come non offeso dal padre Campigny e meno animato contro di lui, spero sarà più trattabile che non è il padre Marseglia, che sotto specie di non volersi impedire in questa trattatione è inesorabile et si porta con ogni estremità e rigore contro il sudetto padre Campigny. Si stà dunque aspettando il prenominato Provinciale, con cui spero farà le parti sue efficacissimamente il signor Procancelliero, il quale come che sà che nell'ordine non si vive come bisogneria, si mostra risoluto alla riforma et à riunire co'l mezzo d'una buona concordia gl'animi de religiosi divisi trà di loro quasi in due sette; à che contribuirà grandemente il vedersi questi di qua destituii di due buoni conventi nelle terre di Sua Beat.ne, et il timore che hanno che in essi non s'introduca il nome dei Celestini Riformati, che è oltremodo aborrito da loro.