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Il S.r Card.le Bellarmino nell'ultimo Concistoro parlò con N.ro Sig.re delle cose de'Giesuiti di cotesto stato, et li disse che al Pre Vicario Generale della Compagnia, et ad alcuni altri Padri pareva, che fosse bene che l'istesso Vicario scrivesse una lettera alla Republica, nella quale facesse instanza per la loro reintegratione, mostrando che centra essi non poteva essere causa alcuna, eccetto quella dell'Interdetto, et che questo negotio erano consiglia ti à farlo con speranza che la Republica vedendo la loro instanza non fatta finque da loro medesimi potesse moversi à detta reintegratione, havendo essi Padri preinteso che da alcuni di cotesti Signori venghi motivato, che quasi la Compagnia non si degni di dimandare detta reintegratione, et che il detto Vicario di questa maniera potria giustificarsi appresso il futuro Generale, che non ha mancato di fare questo officio. Nro Signore le rispose, che non solo havria molto caro, ma desiderarla che succedesse detta reintegratione, mà che era bene da pensare à fare questo motivo, perche oltre che la S.tà sua non ne sapeva buon successo, ne saria risultato poco honore alla Compagnia da una repulsa, anzi pericolo che si burlassero di tal dimanda, et perche il Cardinale persisteva, che forse si potria tentare, N.ro Signore li disse, che essendo V.S. informatissima de gli humori di cotesti Signori, era bene che se ne scrivesse à lei, et si consultasse con lei il negotio prima di moverne parola, et il Cardinale rispose che si saria fatto. E parso bene à N.ro Signore che V.S. ne sia svisata, acciò scrivendoli possa significarli liberamente quel che ne sente, et darne parte ancora à noi.
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Non è verisimile che alcuno officio de Padri Gesuiti possa al presente operare il loro ritorno, mà se metta conto il scrivere la lettera dal Padre Vicario generale per cominciare à disporre gli animi di questi Signori ò per alcun altro buon effetto è cosa molto dubia, et io rispondendo all'Ill.mo Sig.or Card. Bellarmino con sincerità et libertà, si come N.ro Sig.re m'impone, propongo tutto quello che mi soviene, e della detta copia mando alligata copia, (deest)