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Ser.mo Sig.r mio oss.mo[1]
V.A. Ser.ma, che sà, ch'io gli vivo servitore di particolare osservanza, et che pongo affetto nelli accidenti suoi, et della Ser.ma sua casa, non poteva se non giudicare ch'io fossi per compatirla nella morte della Ser.ma Duchessa sua consorte, Me ne son'però doluto con me stesso, et me ne dolgo con V.A. S.ma pregando à quell'anima il Paradiso, et à chi resta quel restoro et consolatione di sì cara perdita, che si sà desiderare. Et perché sò qual'sia la prudenza di V.A. Ser.ma in ricevere ogni cosa dalla man di Dio, non soggiongerò altro per non pregiudicargli; ma solo gli renderò le dovute gratie (come faccio) della memoria, che si è degnata tenere in questo caso della devotione mia verso di lei, alla quale faccio humilissima riverenza, con ripregargli da Dio ogni felicità. Di Roma il di 28 Genaro 1615.
Di V.A. Ser.ma
Devotissimo Servitore

Il Card.le Bellarmino

  1. Si tratta del duce di Modena e Reggio Emilia Cesare d'Este, diuca dal 1597 al 1628; sposò Virgina de' Medici, che morì, appunto, nel 1615.