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Molto R.do Padre mio[1], Mi rincresce la sua indispositione, se bene spero che à cotesta buon aria sia per liberarsene. Quanto alli sonatori, habbiamo parlato piu volte insieme qua l'Advocato della città, et io con il P. Abbate di S.Eusebio, et ci pareva, che si potria pigliare un temperamento assai buono, senza fare altro compromesso, il che andaria in longo. Il temperamento saria questo, che il numero de sonatori si riducesse ad un numero certo, come di vinti, ò poco piu, ò meno, il quale non si possa crescere, et che la città non commandi, ma usi parole di cortesia, quando manda li sonatori al monasterio di Colle Maggio. Questo temperamento, se piacesse ad ambedue le parti, si potria conchiudere, et non saria contra il Breve del Papa, perche cosi si torrebbe l'abuso, sopra del quale è fondato il Breve. Ma se questo temperamento non piace, io non credo, che si possano admittere i sonatori, se prima non sia dichiarato giuridicamente, che il Breve non sia valido: et il giudicarle non sta alle parti, ma al giudice competente, et cosi l'anno passato furono i Religiosi, che dissero potersi non osservare il Breve, ripresi de loro Superiori maggiori, et gli fu mandata l'assolutione dalle censure, nelle quali erano cascati. Io so, che li signori, che governano la città dell'Aquila, sono prudenti, et timorati da Dio, et non vorranno dal monasterio quello che non può fare, massime promettendo con giuramento di rifare la spesa alla città, quando sia dichiarato che habbiano il torto, ò con il compromesso, ò per altra via giuridica. Et questa potrà esser commune anco al P. Priore di Colle Maggio, per non repetere l'istesse cose. Con questo mi raccomando alle sue sante orationi. Di Roma l2 12 di Agosto 1614.

Di V. P.tà molto R.da
Come fratello
P. Abbate Generale Il Card. Bellarmino.

Doppo serrata la lettera ho inteso, che il P. Abbate di S.to Eusebio ha dato consiglio, che per quest'agosto si admettino trenta sonatori solamente, et poi si faccia il compromesso. Dico che questo parere mi piace.

  1. Generale della Congregazione dei Celestini: ordine fondato da Pietro Morrone (futuro Papa Celestino V) e soppresso nel 1807.