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Molto illustri Signori. Io risposi all'altra lettera delle SS. VV. delli 30 di Maggio, che avevo udito il Sr. Canonico Rosa, et l'avevo pregato che parlasse all'Abbate generale de Celestini, che era qua all'hora accio si fosse pigliato qualche temperamento. Ma credo che non lo facesse, perchè da me non si lascio più vedere. Nell'istessa risposta (che mi dispiace si sia smarita), dicevo alle SS. VV. che desiderano dai loro, et a cotesta Città ogni sodisfattione, ma senza però pregiudicare alla religione, della quale io ero protettore. Soggiunsi di più che il sollodato Canonico mi aveva alligata una Bolla di Papa Celestino, nella quale diceva contenersi, che queste feste si celebrassero con istrumenti musici, et di più l'usanza antichissima da che la Città dell'Aquila fu fon data. Io gli mostrai che nella Bolla di Papa Celestino non si nomi nano istrumenti musici, ma solo hinni e cantici et che l'usanza non è cosi antica, et che spesso l'usanze buone degeneravano in abusi.
L'istesso gli ho detto bora, et cosi rispondo a quest'altra lettera delle SS. VV. di 22 di questo soggivagendogli che se il Breve che ho fatto ai Celestini sara in favore et corroboratione delle loro regioni in questo negotio, sarà fatto dichiarato serotino, io saro con le SS. VV. , come ho detto all'istesso canonico (Rivicca) con quale ho discusso a longo, et me gli rimetto et con assicurare le SS. VV., che sempre, che potro servirle salvo la giustizia, mi havranno prontissimo. Gli prego da Dio ogni felicità.
Di Roma il di 27 di Luglio 1614. Delle SS. VV. Molto illustre
Affmo
per servirle
Il Card. Bellarmino
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