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Molto Ill.re sig.or Cugino, Hebbi con il procaccio passato una sua, ma non risposi, perché quella lettera presupponeva, che il sig.or Marcello non fusse partito, et mi dicesse alcune cose. Hora ho riceuta l'altra con l'inclusa del P.Gio. Battista Gigli. A questa rispondo prima congratulandomi del matrimonio fatto a gusto loro, et prego Dio, che faccia esser stabile quest'allegrezza.
Dico appresso, che se in Montepulciano fusse partito conveniente per la sua figliola, l'anteporrei ad ogni altro, per molte cause, che lei stessa può considerare, et massime di poter vedere la sua figliola spesso, il che anco causa, che gli si porti più rispetto; et io so di alcune signore maritate nobilissimamente fuora del suo paese, che sempre erano scontente. Ma io non so vedere in Montepulciano partito à proposito: però approverei questo che si propone, quando la dote non passasse quattro o cinque milia scudi: et quando si contentassero di tre milia soli, ma tutti presenti, et in contanti non ci pensaria troppo: et mi pare, che doveriano contentarsi, non essendo la nobiltà, et le facultà molto maggiori di quelle di V.S. Ma è necessario chiarirsi bene, se le facultà, et altre qualità di quei signori siano reali, et senza debiti, et intrighi: et non credere alla sola informazione del P.e Gigli, il quale, come gl'altri buoni religiosi, sarà forse facile credere tutto quello, che gli vien detto.
Ma so che V.S. è prudente, et mirarà bene ad ogni cosa, et io sempre approverò quanto lei farà. Ho scritto un'altra volta, che V.S. risolva se vuole i tre milia scudi in monti non vacabili, dove fruttano cinque per cento: ò vole denari assolutamente: perché se vole i monti, si gireranno quelli che ci sono, et si compreranno degl'altri fin’alla somma di tre milia scudi: se vole denari, si venderanno subito li monti, et si convertiranno in denari, et in qualsivoglia modo che più gli piaccia, mandi la procura in mano del mio M.ro di casa. Con questo fine prego da Dio à V.S. et à tutta la sua casa ogni contento. Di Roma li 31 Gennaro 1614.