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Ill.mo e Rev.mo Signore. Sono anni che non ho scritto à V.S. Ill.ma ne fattole riverenza, come era mio debito: ho però preso questa sicurtà, perchè sò che seco non bisogna stare su le ceremonie: non ho però mancato nelle mie orationi e messe tener sempre raccomandato V.S. Ill.ma, à cui conosco essere obligatissimo. Hora per un negotio di una persona mia amorevolissima son'stato costretto à fastidirla con questa.
Si trova qui in Siena un gentil'huomo di questa città coniugato, il quale fino da fanciullezza desiderò di essere ammesso al clericato; benchè poi, à persuasione de parenti et anche per conservatione del suo sangue, si lasciò persuadere al matrimonio, ritenendo però sempre il medesimo affetto, di maniera che, essendo scorsi già molti anni, hoggi crederebbe con il voto commune suo e della moglie e con altre circostanze che ricercano i canoni nel cap. Coniugatus, de conv. coniug. et altrove, poter sortire quanto ha sempre desiderato, senza che gli bisognasse gratia pontificale, procedendo con le conditioni che sono de iure communi; ma osta ch'egli ha impedimento corporale tale che non può celebrare, però senza alcuna sua colpa, perchè viene dalle fasce. Onde bisognerebbe o che egli fusse dispensato ò poter essere promosso à gli ordini maggiori, adempio celebrandi exercitio, relictis sibi reliquie, in quibus posset doctrina se exercere, ut fit in promotis, si aliquid infortunium accidat, coecitatis puta vel simile, quando permittitur sibi se exercere ut possint in his quae sunt ordinis, quibus tamen impedimento non sit infirmitas; overo, il che sarebbe più facile et à noi basterebbe, che Sua Santità di contentasse ch'ei potesse rimanere in minoribus, dispensandolo dal cap. Nullus, de temp. ordin. lib.6, dove comanda che il coniugatus promoveatur omnimodo ad maiores; dispensa che scrivo no alcuni che ex causa utilitatis Ecclesiae si possa dare etiam ab episcopo, come scrive Henrico Roich nel cap. coniugatus n.6, e l'Ostiense quivi parimente et Innocentio Liberatus scrive che si può fare
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