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Molto Ill.re Sig.or cugino.
La lettera sua delli 30 di novembre si è riceuta alli 8 di Decembre, alla quale non ho che dirgli altro,se non che alla dozina non ci va spesa maggiore, che nel seminario, perchè non si tiene servitori, ne si veste di seta; il vivere è un poco più libero, et più conforme alla sanità del sig.or Marcello. Ho riceuto sei fiaschi di vino bianco molto buono, et per forza ne ho fatti pigliare due al sig.or Marcello. Se V.S. seguita così di presentare per ogni volta che viene il vetturale, et mandar le cose franche quanto alla portatura, io pensarò che V.S. creda, che io non voglia tener cura del Sig.or Marcello, se non sia pagato. Però di qui avanti o non mandi vino, ne altro, o se pur voi mandar niente, lo mandi commune al sig.or Marcello, et a me, et lassi pagare a me la portatura; altrimenti pensarò che V.S. non si fidi di me.
Vorrei, che V.S. risolvesse chi delli due suoi figlioli habbia da esser di chiesa, perchè da un canto toccaria al minore, dovendo il primogenito attendere alla propagazione della casa, dall'altro, mi si dice, che il sig.or Francesco Maria sia più inchinato allo stato ecclesiastico, che non è forse il sig.or Marcello, et importa assai seguitare l'inchinatione naturale. Questo dico, perchè venendo qualche occasione di benefitii o pensioni, bisognaria esser certo a chi si ha da dare: et non fare come alcuni,che hanno tenuto in stati di chiesa molti anni alcuni suoi, et poi li hanno tornati ad esser del mondo, il che non piace a Dio, et spesso se ne vedono castighi manifesti. Ne essendo questa per altro, saluto V.S. con tutta la sua famiglia, et gli prego da Dio ogni contento. Di Roma li 10 di Decembre 1611.
Di V.S. m.to ill.re
Cugino aff.mo per servirla
Il card.Bellarmino.
Sig.or Antonio Cervini. Montepulciano.