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Molto ill.re sig.or cugino,
Il nostro sig or Marcello è stato condotto da me a baciar la mano al Sig.or card. Farnese, et è stato visto molto volentieri. Ma nel seminario non ha potuto perseverare, et si sentiva qualche principio di durezza, et dolore di ventre. Io lo chiamai domenica passata in casa, et l'ho trattenuto fin al Giovedì. Il medico nostro l'ha visitato, et ordinato alcuna cosetta, et dice, non esser niente; se non mancamento di essercitio. Ma noi dubitiamo, che sia stata repletione, perchè questa aria di Roma al principio dà grande appetito, et così esso sentendosi gran fame, faceva colatione, et poi mangiava assai, et non facendo molto essercitio, era necessario, che patisse qualche cosa. Oltre di questo gli pareva troppo rigorosa quella strettezza di luogo, et altre osservanza del seminario: però mi sono contentato, che si mutasse alla dozzina di ms. Persio, dove si sta più a largo, et vi è più comodità di far' essercitio. Et non pensi V.S. che sia disonore star'in questa dozzina, perchè vi sono degl'altri giovani di molta nobiltà, et io ho visto nella casa, dove hora habito, che quando vi era la dozzina dell'istesso ms. Persio, vi erano nobilissimi signori, che pure erano usciti dal seminario, et in particulare il barone Francesco Diatristain che hoggi è cardinale, et hora il sig.or Marcello sta in compagnia di un nipote del card.di Camerino, ricco di mille cinquecento scudi di entrata, et sono tre soli in una camera assai grande, dove che in seminario stanno molti per camera. Ho voluto scriver questo, a ciò V.S. non si pigli fastidio: et sia sicura, che io ha verò cura di lui: et se non starà sano, V.S. ne sarà svisato per tempo. Con questo la saluto insieme con la sig.ra consorte, et sig.or Francesco Maria.
Di Roma li 3 di Decembre 1611.
Di V.S. M.to Ill.re aff.mo cugino
Il card. Bellarmino.
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Sig.or Antonio Cervini.