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Beatissimo Padre.
Questa mattina con occasione della visita delle carcere del santo offitio, ho proposto a Sig.ri Cardinali la domanda di Girolamo Meoli quanto al passaporto per venire a parlare alla S.tà V. Il Card. Finelli disse con molta vehemenza, che non conveniva darlo. Il Card.Bianchetti et card.Arigone non volsero dir niente, eccetto che di rimettersi alla prudenza di V.B.ne. Il Card. Aldobrandino, S. Eusebio, Mellino, Roccafocaud et Verallo dissero che si poteva dare, non si potendo perdere niente, et potendosi forse guadagnare qualche cosa. Il Card. Zapata non fu presente. Io inclinavo con la maggior parte. Stante questa negativa del Card.Decano, et il dubio et silentio dell! Cardd.Bianchetto, et Arigone, non ardisco mandare con mie lettere il passaporto: però mando alla S.tà V. questa relatione, et insieme la lettera del Meoli, a ciò più facilmente possa lei risolverei, et ordinare all'Ill.mo Sig.re Card.Borghese quello che giudicarà esser meglio. Et con questo bacio con ogni humiltà et reverentia li santissimi piedi, di casa li 28 di Marzo 1611. Di V. St.tà
humiliss.o et obligatiss.o servo
Roberto Card.le Bellarmino.
(in margine alia manu)
[Co]stui dice che fara veder quanto [be]ne risultara a S.ta Chiesa esser stato in Constantinopoli. [A] me pare che gli si patria rispon[dere], che scriva et dia conto [di qu]el che ha operato, che se si giudicarà bene di darli [il] salvocondotto se gli dara. [E' hu]omo di molte invenzioni [e] bugie, ha falsificato lettere [di] diversi; et scritto al alcuni [pr]incipi cattolici quel che [gli] è parso. Pero conviene andare e trattar seco [con] molta circonspettione et [cau]tela etc.