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Molto ill.re sig.r fratello. Ho con questo ordinario lettere non solo di V.S., ma di ms. Lelio, di ms. Ricciardo, di ms. Bartoletto e di ms. Marcello; e perchè non soglio queste cose domestiche comunicarle con il segretario, e io non ho tempo di scriver tanto, soddisfare con questa a tutti. Io non ho fatto il conto nella mia ultima di quanti denari ho speso in questi sei mesi per V.S., i per volere inferire che si siano spesi in vagantarie, perchè so che si spendono in utile della casa; ma l'ho, fatto perchè mi pare va che V.S. nella sua precedente avesse mostrato di avere avute poco e che gli restavano denari per vivere. Così ho voluto fargli vedere che in pochi mesi aveva avute assai.
Della fiasca di malvagia[1] ne ha cura il mastro di casa e non mancare di mandarla; ma fino a mezzo agosto ci è un pezzo. A ms. Lelio e ms. Bartoletto basterà dire che ho ricevuto le loro lettere e non occorreva ringraziarmi di quel poco che gli do perchè veramente è poco, ma non posso più.
A ms. Ricciardo Benci dirà che esso lasciò la cura della patente per Sezza a ms. Claudio Benci, ma che io farò che il mastro di casa ne pigli cura. Per l'informazione di Sezza si è scritto, ma non si è avuto risposta. Ms. Marcello nostro dice che Giuliano Mattiolo lo perseguita per conto mio dicendo che, poi che non può offender me, vuole offendere lui, che è del sangue mio, e vorrebbe che io ne scrivessi al Gran Duca. Potrebbe dirgli che io non so di havere offeso Giuliano Mattioli, ne credo che lui voglia offender me, e che al Gran Duca non si scrivono se non cose ben giustificate. Con questo saluto tutti. Di Roma, li 23 di giugno 1607.
Aff.mo fratello di V.S.
il Card. Bellarmino. Al molto illustre Sig.r fratello, il Sig.or Thommasso Bellarmini.

Montepulciano.

  1. Malvasia.