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Molto Ill.re Sig.r Fratello. Molto meglio può giudicare delle malattie di costà m Alessandro Ricciardi che m Marsilio, il quale dirà quello che disse a me, quando una volta mi si serrò il rottorio, e io desideravo non aprirlo più. Mi disse che il rottorio bisogna o non farlo o non serrarlo quando si è fatto. Mi par bene che si consulti con altri medici. Mi scrive non so che donna, che si fa mia parente e si domanda Giulia Mancini, e vorrebbe che gli prestasse dieci scudi. Avrò caro sapere chi sia questa Giulia, e se vi pare che sia bene darglieli, avvisatemi, o dategli de vostri, che subito li rimanderò. Quanto a Gasparre, ho paura che non facciamo qualche errore, perchè, se lui non vorrà stare per aiutante di camera che il Cardinale non lo voglia per aiutante di camera, ma per gentiluomo, per esser nostro parente, non potrà mantenersi senza grande spesa; la quale la casa sua non può fare, ne io posso ne voglio fare. Però è bene aggiustare prima questa partita; se vi pare che l'andata a Trento sia di molta spesa, è meglio che non ci vada, e non sarà difficile scusarsi. Manco male sarà, quando io abbia da aiutare cotesti giovani, che gli dia così qualche cosa, o vero che ne tenesse uno in casa mia, come tiene il card. Tarugi ai suoi servizi un figliolo di m Cornelio, quando ci sia qualcuno che vi paia quieto e buono; perchè almeno, se ci si spende, serve et occupa il luogo che occuparia un altro. Questo scrivo, perchè mi si presuppone che Gasparre si confida che io l'abbia da mantenere con il card. Madruzzo con dargli del mio cento duecento scudi l'anno; e questo non posso fare in conto nessuno. Però torno a replicare che bisogna persuadere a Gasparre che vada per aiutante di camera, e scrivere al cardinale che, se bene questo giovane è nostro parente, che è lontano e che è povero, che non può spendere del suo. Ne è vergogna essere aiutante di camera di cardinali grandi. Con Farnese ci sono aiutanti di camera di casa
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