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Molto ill.re Sig.r nipote. Ho mandato la settimana passata cento cinquanta piastre al Sig.r Tommaso e altre tante ne mandarò a giugno, se Dio ci darà vita, e a marzo pagherò ventiquattro piastre al monastero di S.Bernardo per le vostre sorelle e altrettante a settembre. E ora pensavo mettere da banda o ne monti qualche quantità di denari per le doti delle vostre sorelle, una delle quali già è di tempo e, come intendo, per ogni modo vole esser maritata. Si che mi sarebbe caro che vostro padre vi vestisse e non gravasse me, e non impedisse il far le doti alle sue figliole. Ma se sia necessario vestirvi con denari o panni di Roma, scrivete più chiaro quanto ci bisogni, e io vedrò quello che potrò fare.
Attendete con ogni diligenza allo studio e alla devozione, se vuole che io vi voglia bene. Desidero che le vostre lettere siano scritte con buona ortografia e con i debiti termini di creanza, e in particolare la sottoscritta ha da essere umile e riverente; che così usano tutti i signori quanto si voglia grandi verso i loro maggiori, come padri o zii o parenti di maggior grado, che nelle sottoscritte non si chiamano figlioli o nipoti, ma umilissimi servitori; e a ciò abbiate esempi domestici, vi mando tre sottoscritte dei vostri parenti, e così sono quelle degli altri.
Mi scordavo dirvi che mi mandiate la copia della bolla del duca di Savoia intorno alla vostra commenda, a ciò io possa sapere quando sarà tempo di mandarvi a Torino. Iddio vi benedica. Di Roma li 26 di dicembre 1605.
vostro zio amorevolissimo.
il Card. Bellarmino.