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Molto illustri Signori. Sanno le Signorie vostre quanto io desideri il bene di cotesta città, e massime la buona educazione della gioventù. E avendo più volte discorso di questo particolare con molti così ecclesiastici come secolari e massime con principali gentiluomini di Capua, pareva che non ci fosse miglior mezzo che tirare in Capua un collegio di padri Gesuiti. Per questo io, subito uscito dal conclave, ho parlato con il r.mo padre Generale, offrendogli a questo effetto l'abbadia di santo Benedetto. Il suddetto padre mi ha replicato che l'abbadia sola non basta, essendosi stabilito nell'ultima congregazione generale che non si fondi collegio con meno di mille cinquecento ducati, il che ora è anche poco, essendo cresciute le spese e incarito il vivere, come ogni uno sa, e l'abbadia non rende più che novecento ducati in circa, quattrocento ducati in denari et circa cinquecento simili di grano levatene le spese ordinarie della chiesa.
Ma lo stesso padre Generale si è ricordato che, quando esso era provinciale di Napoli, già sono ventisei anni, gli fu fatta istanza dalla città di Capua di mandargli un collegio e gli furono offerti seicento ducati annui, e dice che di questo ne fu fatto decreto e si ebbe l'assenso regio. Ma l'offerta non fu accettata per allora, per non essere sufficiente. Ora se la città fosse nel medesimo proposito e volesse concorrere con i seicento ducati all'offerta libera che io faccio dell'abbadia, il padre generale si contentaria di mandar il collegio. Prego le Signorie vostre che ci faccino matura considerazione e mi svisino quanto prima la risoluta volontà loro, perchè io non penso parlarne al papa finchè non abbia accordato la città con la Compagnia.
Del resto poi io per grazia di Dio sto bene e faccio del continuo orazione per i miei figlioli spirituali, desiderando di rivedergli quanto prima sarà possibile. E con questa occasione li benedico tutti, e gli prego da Dio ogni prosperità.