Page:EBC 1604 05 06 0403.pdf/1

From GATE
This page has been proofread

Molto Ill.re Sig.r fratello. Alle due lettere sue, del 18 e 21 d'aprile, rispondo che quel negozio di mutar la chiesa di Capua con quella di Montepulciano non si può fare ne per coscienza, ne per edificazione. Se Iddio vorrà che io torni alla corte, non gli mancherà mille modi per effettuarlo, ma a me non conviene procurarlo. Avrò caro sapere quanto si ha da spendere nella casa di Marc'Antonio, e desidero si paghi con li denari di Roma, cioè con i mille trecento che da Nostro Signore, perchè mandare di qua ora denari è cosa difficile, parte per non ci essere, parte per la grande spesa che si fa ne cambi, essendo alti a diciotto per cento. Mi saria stata cosa gratissima che Giuseppe si fosse restato costì, perchè la sua natura non si confa con li altri e a me è superfluo, e sempre ho paura di qualche disastro per la sua gioventù. Ho ricevuto la lettera di Gasparre e un altra di m Ricciardo Benci, le quali non hanno bisogno di risposta. V.S., quando li vede, potrà salutarli da parte mia. Le lettere, che V.S. vole si straccino, sempre si sono stracciate; ma io dissi a Giuseppe che ero avisato di non tener le lettere sopra il tavolino, e lo dissi per vedere se esso havesse sospetto degli aiutanti di camera, perchè altri in camera non ci capita. Dio gli dia ogni prosperità. Di Capua, li 6 di maggio 1604.
fratello aff.mo di V.S.
Il Card. Bellarmino.
---page break---
Al molto Ill.re Sig.re fratello il Sig.r Thomasso Bellarmino. Alla Scala per Montepulciano.