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Molto Ill.re Sig Fratello. Le malattie dei fanciulli sono cose ordinarie, e però bisogna tollerarle, e fare quello che si può per aiutarli, e poi rimettersi alla previdenza divina. Quanto al figliolo di m Marcello, mi contento di pagargli la dozzina nel collegio del vescovo di Perugia, non per un anno, ma per due, perchè in un'anno poco si può imparare, e il fanciullo ha poca età. Di poi credo sarebbe meglio fargli avere un luogo del collegio del Sig.r Giulio Ricci in Pisa, per esser lui dello stato vecchio, e non potendo studiare leggi o medicina fuori di Pisa senza licenza del Gran Duca, la quale si ha difficilmente. Questo luogo lo farò avere io, quando così piaccia ai suoi e a V.S., e di più gli darò tre scudi il mese per altri suoi bisogni. Se questo piace, datemene avviso, a ciò io mi faccia promettere il luogo per l'ottobre dell'anno 1604.
Quanto allo studio nel collegio del Vescovo di Perugia, io scrivo una lettera all'istesso vescovo, e gli scrivo che risponda a V.S. Potrete mandar la lettera et trattare con lui. Se il Vescovo si contenti di aspettar la paga al S.to Giovanni Battista e che se gli rimetta in Roma, come facevo con Angelo, il fanciullo potrà andare e entrare al principio di gennaio o quando parrà a voi; ma se il Vescovo vole le paghe anticipate e che si abbia da vestire alle mie spese, bisognerà aspettare fino al principio di marzo, perchè ora io non ho un quattrino, e viviamo di denari d'altri, avendo speso in sette mesi più di ottomila scudi. Ho scritto ancora ad Angelo, che se ha lasciato niente in Perugia, che possa servir per uno che abbia da stare in collegio di Bernardo, che scriva a V.S. in mano di chi sono, e ordini che siano dato dette robe a chi ordinerà V.S.
Il suddetto Angelo sta male in Roma, e credo che non potrà sopportar quell'aria, come ancora io quando andai la prima volta a Roma, mi ammalai, e in quei primi tre anni non mi riebbi mai bene,
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