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Ill.mo e rev.mo S.re mio osser.mo.
V.S. Ill.ma m'ha fatto singolarissimo favore con la lettera che s'è degnata di scrivermi sotto li 5 di questo mese, e sempre mi sarà carissimo e lo riceverò per certissimo segno di perfetto amore, quando sarà servita tal volta ricordarmi quel che le pare che convenga di fare per salute dell'anime dell'isola di Procida e per beneficio di quella sua chiesa, sicura che da me sarà sempre obbedita.
Quanto al vicario, V.S. Ill.ma si potrà ricordare che il concorso fu fatto in assenza mia, e subito che mi mandarne la nota degli approbati, io la diedi a V.S. Ill.ma lasciando a lei libera l'elezione di nominare e presentare chi le fosse piaciuto, e V.S. Ill.ma come prudente e cauta per mezzo d'alcuni padri della Compagnia, che erano qui in Napoli, volle avere una informazione particolare di tutti i concorrenti, e dopo questa diligenza si risolse nella persona di costui, il quale (per quanto ho inteso) è uomo di buona vita, e quanto alle lettere ha mediocre intelligenza; e per chiarirmene l'ho esaminato io stesso in presenza del Vescovo d'Aversa.[1] Più volte gli ho domandato, se in quell'isola erano confessati e comunicati tutti quelli, che per l'età sono obbligati a farlo: m'ha detto, che tutti hanno soddisfatto al precetto della santa Chiesa. Ho voluto sapere, se frequentemente celebra la messa, se insegna la dottrina Cristiana al popolo e se spesso gli fa qualche sermone et buona esortazione: m'ha risposto che si e che soddisfa a questi suoi debiti. Con tutto ciò io gli ho fatta una ripassata buona, mostrando di dubitare del contrario, e l'ho esortato e comandato a farlo e minacciatolo di castigarlo, quando non complisca con la sua obbligazione. Quanto alle altre qualità sue, non lo conosco per uomo di perspicace ingegno ne di gran giudizio, ma piuttosto una persona assai mediocre e non così attiva,


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