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Molto Ill.re Sig.r fratello. Non risposi all'altra sua, perchè ero in Tivoli, dove sono stato a spasso per undici giorni. Non so chi vi abbia scritto del mio male delle gambe, come se fosse cosa di molta importanza. Io mostrai subito le gambe ignude a ms. Marsilio, il quale non ne fece caso, e così con alcuni pochi bagnoli si sgonfiarono, ne ci è pericolo di hidroposia, o altri mali gravi non avendo sete, ne durezza veruna.
Si manderà oggi per il procaccio la cina per Angelo. Ho parlato con un cerus, il quale mi ha detto, che non gli pare si faccia locali alla lingua, per esser cosa pericolosa, e poco utile. Ho gli mostro la mia lingua, e si stupito, che sia cosi tagliata, essendoci solchi grandi, che vi entra un dito, e non dimeno non ci ho fatto mai niente. Avrà il parere di un altro più dotto, e con l'altro ordinario l'avviserò. Mi piace il suo parere intorno ai debiti di mg. Bartoletto, e così per ora non ne farò altro. Mg. Ricciardo Benci mi scrive di trovarsi in grandissima necessità, mancandogli questo anno 30 stara di grano per potere vivere. Non pensavo, che fosse in tanta miseria. Mi farà V.S. piacere a scrivermi se la necessità sua è tanta, che gli darò qualche cosa. Esso vorrebbe di nuovo che tentasse di fargli avere offici in questo della Chiesa. Ma poi che si è scritto al Gran Duca, che si desidera introdurlo nella servitù sua, mi pare una leggerezza mutarsi, e meglio sarebbe provare se si può avere qualche officio costì. Con questo mi raccomando a tutti. Di Roma li 12 di ottobre 1601.
Fratello amorevolissimo di V. S.
il Card. Bellarmino.
Al molto Ill.re Sig.re Fratello, il Sig.r Tommaso Bellarmini. Montepulciano.