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Molto ill.re Sig.or Cugino. Mi rincresce aver dato fastidio a V.S. ma l'ho fatto per compiacere alla Sig.ra Laudomia, e anche perchè se fosse stato vero quello, che lei mi scrisse, cioè che V.S. sapeva quel censo esser stato donato al Sig.or Marcello, mi pareva officio di buon fratello, come gli sono, di avvisarla dell'obbligo della coscienza. Ma ora che V.S. dice, di non saper tal cosa, anzi di sapere il contrario, mi rimetto alla verità, e solo desiderarsi, che fosse unione fra loro, senza pregiudizio di V.S. e de suoi figlioli. Però faccia pure liberamente quello che gli torna bene, che a me non farà dispiacere. Giuseppe gli manda la copia autentica dell'istrumento per conto delle spoglie, a ciò V.S. possa chiudere la bocca a quei Ministri Camerali di Firenze, i quali hanno mille torti a lamentarsi, essendo essi debitori a noi, poichè si hanno preso i frutti dell'Abbadia, i quali N. S.re a Ferrara mi aveva donati con l'altre spoglie, e allora fu scritto dal Sig.or Thesoriaro, che non si incamerassero. Ma bisogna aver pazienza. Dio N.ro Sig.re dia a lei, e a tutta la sua famiglia il buon capo d'anno. Di Roma li 29 di Dicembre 1600.
Di V.S. m.to ill.re
Aff.mo Cugino
Il Card. Bellarmino.
Ext. : Al m.to ill.re Sig.re il Sig.or Antonio Cervini, Montepulciano.