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di cinque in cinque gradi. Vidi con compiacenza che le intersezioni di
fili di due microscopi si fissavano precisamente su i gradi
medesimi. Non basta. Colla vite micrometrica spostava l'intersezione,
e leggeva lo stesso numero di secondi nell'uno e nell'altro col movimento
della vite micrometrica o rosetta. Non basta. Poneva un'altezza
all'azzardo, e la lettura era consentanea. Non basta. Partendo da
una latitudine determinava la distanza zenittale [i.e. zenitale] dell'astro. Corretta
dalla rifrazione mi dava esattamente la latitudine da cui era
partito, e questo nella Polare, e nelle stelle vicine all'orizzonte,
nelle equatoriali, e nelle zenittali [i.e. zenitali]. Dopo tutte queste cautele non
doveva io dire che l'artista aver ben fissato il portamicroscopio
concentrico al circolo graduato? Non doveva io affermare che il difetto
degli altri due microscopi non dipendeva da eccentricità, ma da altre
cagioni? Ella stessa non vide l'altra mattina con quel metodo meccanico
che finalmente questa eccentricità era quasi nulla, giacché il centro
segnato dalla punta coincideva quasi col centro vero? Chi non direbbe
che i movimenti delle viti di microscopi non fossero bastanti a correggere
quel piccolissimo errore? Che se non bastano, perché dedurre che i circoli
non sieno [i.e. siano] concentrici, quando ho tante prove, che posso ripetere, e che
mi confermano della loro concentricità? Perché finalmente non trovare
altro rimedio? Ecco i miei pensieri, ecco i miei dubbi. Ella dia a questi