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Atto 3o. Scena xa.
Agostino, Leontio sopraggiunge, et Evandro


Agos. Io traditor, et io nemico infame? Io machinar la morte al Rege, à Evandro? Il più fido guerriero, et honorato che havesti mai ò Rege al padre, al figlio, la morte e la ruina al Regno hà machinato? Queste son le vittorie, et i trionfi? li sconfitti guerrieri, e i Regi uccisi? la libertà, ch'io tante volte al Regno diedi esponendo la mia morte vita à morte? e questi son l'honori? son queste l'accoglienze? che per il sangue sparso al tuo fedel ò Rege ingrato? chiamarlo traditor, chiamarlo infame, spogliarlo d'ogni honore, vestirlo di vergogna, è darli morte? se togliermi la vita, desio ti punse il core che ti mancava forse crudele e sconoscente di farla in altro modo? la macchia, ohime, la macchia che rinfacciasti al Duce fù di mente perversa invention malvaggia fù di barbaro core pensier pur troppo rio, lo sà l'Angioli e Dio che mai per questa mente passò un'ombra sola