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che sia d'altra persona questa fatica, che di Tritennio, così per esser stato autore così celebre, come perchè niuno havrebbe apportato honore immortale.
Nel Tritennio, nel quale si leggono alfabeti così antichi, et stravaganti, non ho ytovato l'alfabeto anacoretico, ma Io già ne ho trovato la chiave, ch'andò ricercando lungo tempo Pomponio Leto, et lo vedria V.P. in alcuni libri, ch'Io presto stamparò. Del medesimo Tnitennio tengo anco la chiave di tutti i secreti per indagare quelle cose occulte, che gl'antichi volsero tener celate o riscritte misteriosamente alla notitia de popoli, et sotto oscuri caratteri, o inventione di arcani. Non gli para strano, che delle cose della stegonografia, et poligrafia alcune non li parano confacenti alla conditione di religioso, che il Tritennio professava, come V.P. dice, donde argumenta, che l'opera non ha sia perchè queste cose possono applicarsi a male, et servirsene anco chi le fa per quest'effetto, ma le cose più sante si possono abusare, et lui dice, che non le revela, nè l'insegna perchè se ne servano per fini cattivi, et da l'esempio nella chiave, di secreti ad amorem iducendum, protestandosi, che non ha da essere per cattivo fine adoperato, nè haver intentione d'insegnarlo