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Regole per cognoscere un vero obediente[1]


Chi cerca ragione perchè il superiore comanda una cosa è in obediente
Chi si mette a discorrere o a disputar fra di sè se il superiore comanda bene o no è in obediente.
Chi obedisce per la ragione, è in obediente.
Chi domanda al superiore o ad altri la ragione perchè così comanda è in obediente.
Chi obedisce perchè gli piace quello che il superiore comanda è in obediente.
Chi obedisce alla sola voce del superiore et non alla volontà è in obediente.
Chi non è unito con il superiore nell’obedientia è in obediente.
Chi non contempla l’istesso iddio nelli superiori è in obediente.
Chi obedisce al superiore perchè è buono et savio è inobediente
Chi obedisce a un superiore perchè sia il maggiore più che ad un altro che sia infferiore è inobediente.
Chi se lassa indurre in animo, che i superiori sonno fra di sè contratii o diversi è inobediente.
Chi è curioso certare se il superiore è buono, o dotto, o altra simil cosa è inobediente.
Chi desidera che il superiore li condescenda et s’accomoda alla sua volontà è in obediente.
Chi è cieco a tutte le cose che comanda il superiore et a tutte le sue imperfetioni è in obediente.


Chi non è indifferente in ogni cosa è in obediente.

  1. Jerónimo Nadal, "De virtute oboedientiae" (ca. 1562) MHSI, Roma 1962, pp. 494-512 (= MHSI 90)