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dogmi, ma in cercare il sentimento comune della Chiesa, e massime dei vescovi,e Dottori: e per questo per ordinario i sommi Pontifici, cominciando da S. Petro, si sono serviti dei Concili per determinare la verità della fede. Anzi dirò di più, che molti Pontefici senza faticarsi in studiare, hanno felicemente dannato molti errori con l'aiuto dei Concili, e dell'Accademie; e altri con molto studiare, hanno messo in gran travaglio se stessi e la Chiesa. Sia esempio Leone X, che non studiò molto per condannare l'eresie luterane, ma gli bastò approvare le risoluzioni fatte dall'Università cattoliche. Colonia, Lovanio, ed altre. Paolo III, Giulio III, e Pio IV senza dubbio poco fatica misero in studiare, e nondimeno con l'aiuto del Concilio di Trento chiarirono importantissime verità. E così testifica anche S.Agostino, che Innocenzo, e Zosimo dannarne per tutto il mondo l'eresia Pelagiana, cooperantibus Conciliis Africanis. Per il contrario Giovanni XXII, essendosi persuaso che l'anime sante non vedano l'essenza divina, e pensando, che questa fosse la sentenza de S.Agostino, procurò stabilire questa sua opinione, e non mise il negozio in Consulta pubblica del concilio,e dell'Accademie, perchè sapeva, che l'Accademia Parigina gli era contraria, ma attendeva a trovar luoghi di S.Agostino, e, come scrive il Villano, dava benefici a chi gli portava testimoni di S. Agostino conformi alla sua opinione; e per questo pochi ardivano parlargli liberamente, ed esso chiudeva le porte della verità a se stesso. Finalmente in dieci otto anni di pontificato non arrivò al suo intento, perchè l'assistenza divina, che ha la S.Sede, non permise, che facesse decreto contrario alla verità, e subito che fu morto, il successore fece decreto conforme al sentimento comune de Dottori. La S.tà V.ra sa ancora il pericolo, nel quale messe se stesso, e tutta la Chiesa la Santa Mem. di Sisto V, in voler correggere la Bibbia secondo il
 
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suo proprio sapere. E io certo non so, se si è corso mai pericolo maggiore. B.mo Padre, non dico queste cose per divertirla dallo studio, ma per mettergli in considerazione, che questa via è troppo lunga, e in questo mezzo la Chiesa riceve grandissimo danno.
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/ dogmi, ma in cercare il sentimento commune della Chiesa, e massime de'
 
 
 
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suo proprio sapere. Et io certo non s�, se s� � corso mai per�colo m
 
 
 
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Padre, non dico queste cose per divertirla dallo studio,
 
 
 
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in questo mezzo la Chiesa riceve grandissimo danno.
 

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dogmi, ma in cercare il sentimento comune della Chiesa, e massime dei vescovi,e Dottori: e per questo per ordinario i sommi Pontifici, cominciando da S. Petro, si sono serviti dei Concili per determinare la verità della fede. Anzi dirò di più, che molti Pontefici senza faticarsi in studiare, hanno felicemente dannato molti errori con l'aiuto dei Concili, e dell'Accademie; e altri con molto studiare, hanno messo in gran travaglio se stessi e la Chiesa. Sia esempio Leone X, che non studiò molto per condannare l'eresie luterane, ma gli bastò approvare le risoluzioni fatte dall'Università cattoliche. Colonia, Lovanio, ed altre. Paolo III, Giulio III, e Pio IV senza dubbio poco fatica misero in studiare, e nondimeno con l'aiuto del Concilio di Trento chiarirono importantissime verità. E così testifica anche S.Agostino, che Innocenzo, e Zosimo dannarne per tutto il mondo l'eresia Pelagiana, cooperantibus Conciliis Africanis. Per il contrario Giovanni XXII, essendosi persuaso che l'anime sante non vedano l'essenza divina, e pensando, che questa fosse la sentenza de S.Agostino, procurò stabilire questa sua opinione, e non mise il negozio in Consulta pubblica del concilio,e dell'Accademie, perchè sapeva, che l'Accademia Parigina gli era contraria, ma attendeva a trovar luoghi di S.Agostino, e, come scrive il Villano, dava benefici a chi gli portava testimoni di S. Agostino conformi alla sua opinione; e per questo pochi ardivano parlargli liberamente, ed esso chiudeva le porte della verità a se stesso. Finalmente in dieci otto anni di pontificato non arrivò al suo intento, perchè l'assistenza divina, che ha la S.Sede, non permise, che facesse decreto contrario alla verità, e subito che fu morto, il successore fece decreto conforme al sentimento comune de Dottori. La S.tà V.ra sa ancora il pericolo, nel quale messe se stesso, e tutta la Chiesa la Santa Mem. di Sisto V, in voler correggere la Bibbia secondo il suo proprio sapere. E io certo non so, se si è corso mai pericolo maggiore. B.mo Padre, non dico queste cose per divertirla dallo studio, ma per mettergli in considerazione, che questa via è troppo lunga, e in questo mezzo la Chiesa riceve grandissimo danno.
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