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Ill.mo et E.mo S.or e padron nostro Col.mo.<lb/>Il S.r Vicario ci ha mostrato le Constitutioni della santa mem. di [http://www.treccani.it/enciclopedia/marcello-ii_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/ Papa Marcello], con la riforma di V. S. Ill.ma, sopra che per riverenza che portiamo a quel santo Pontefice, a V. S. Ill.ma et alle cose sue non voliamo dir cosa alcuna. Se poi ella desidera che per'interesse di questa chiesa, et per la verità diciamo quanto ci occorre, come pare ch'ella ci accenni, lo faremo liberissimamente.<lb/>
Montepulciano,[decombutisi 3 ] Le chapitre de la cath�drale � Bell.
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Non si può negare che le Constitutioni non siano buone, e santissime et è vero, che in esse non si decreta cose, che non siano conformare a Concilii, e Canoni; ma il punto della difficolta pare che consista, che per le medesime Constitutioni si assegna alli Canonici per le distributioni quotidiane sei stara di grano mese per mese, quattro l'anno per le messe cantate, oltre le solite decime, et alli cappellani stara tre. Et qui se vede, e tocca con mano, che con seicento stara d'a mento non si arriva a poter fare la detta distributione, a fare ancora tutto quello che si provede con la sua riforma.
/ Ill/mo et E/mo s/or e padron nostro Col/mo. Il S/r Vicario ci ha mostrato le Constitutioni della santa mem.
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Si aggiogne ancora, che li Canonici viventi, quando si sono legati non diciamo al Con.to che si puo lasciare, ma alla Religione dove bisogna perseverare, non hanno trovato il servitio quotidiano, ma per settimane, ne meno l'obligo di cantare tutte le messe, ma solo le solennità, anzi delle Pasque, ancora al tempo di [[Place::Papa Marcello|Papa Marcello]] il primo giorno solo; ne è stata fatta questa alteratione dalli Canonici, ma con decreti, scienza e patienza di [[Name::Mons.r Benci]], e successori, per venti anni continui fin qui. Si che trattandosi hora di rimetterci hora all'osservanza delle dette Constitutioni, non vediamo perche non ci si deva mantenere i medesimi emolumenti. Se quello che di presente habbiamo dalla Chiesa bastasse a vivere ancora in punto dell'anno, si potrebbe ancora tacere, et compatir qual cosa, ma non vi essendo, ne potendo far altro, accio non siamo necessitati a mendicare, pare il dovere che grandemente dobbiamo esser compatiti. Se dunque per mezzo di V. S. alla cui carità e favore ci raccomandiamo
di P.Marcello, con la riforma di V.S.Ill/ma, sopra che per riveren za che portiamo a quel santo Pontefice,a V.S.Ill/ma et alle cose sue
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non voliamo dir cosa alcuna. Se poi �ella desidera che per'inter esse di questa chiesa, et per la verit� diciamo quanto ci occorre, come pare ch'ella ci accenni, lo faremo liberissimamente.
 
Non si pu� negare che le Constitutioni non siano buone,e santis sime et vero,che in esse non si decreta cose,che non siano confor marne a Concilii,e Canoni; ma il pu^to della difficolta pare che con sista, che per le medesime Constitutioni si assegna alli Canonici per le distributioni quotidiane sei stara di grano mese per mese, quattro l'anno per le messe cantate, oltre le solite decime, et alli cappellani stara tre. Et qui se vede,e tocca con mano,che con sei <mrcento stara d'a mento non si arriva a poter fare la detta distributione,a fare ancora tutto quello che si provede con la sua riforma.
 
Si aggiogne ancora, che li Canonici viventi, quando si sono legar ti non diciamo al Con/to che si pu� lasciare, ma alla Religione dove bisogna perseverare, non hanno trovato il servitio quotidiano, ma per settimane, ne meno l'obligo d� cantare tutte le messe, ma solo le solennit�, anzi delle Pasque, ancora al tempo di Papa Marcello il primo giorno solo; ne stata fatta questa alteratione dalli Canoni ci, ma con decreti, scienza e patienza di Mons'r Benci,e successori, per venti anni continui fin qui. Si che trattandosi hora di rimet^^"terci hora all'osservanza delle dette Constitutioni, non vediamo p perche non ci si deva mantenere i medesimi emolumenti. Se quello che di presente habb�amo dalla Chiesa bastasse a vivere ancora in punto dell'anno, si potrebbe ancora tacere, et compatir qual cosa, ma non vi essendo,ne potendo far altro, accio non siamo necessitati a mendlcare, pare il dovere che grandemente dobbiamo esser compatiti. Se dunque per mezzo d� V:S. alla cui carit� e favore ci raccomandiamo
 
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Ill.mo et E.mo S.or e padron nostro Col.mo.
Il S.r Vicario ci ha mostrato le Constitutioni della santa mem. di Papa Marcello, con la riforma di V. S. Ill.ma, sopra che per riverenza che portiamo a quel santo Pontefice, a V. S. Ill.ma et alle cose sue non voliamo dir cosa alcuna. Se poi ella desidera che per'interesse di questa chiesa, et per la verità diciamo quanto ci occorre, come pare ch'ella ci accenni, lo faremo liberissimamente.
Non si può negare che le Constitutioni non siano buone, e santissime et è vero, che in esse non si decreta cose, che non siano conformare a Concilii, e Canoni; ma il punto della difficolta pare che consista, che per le medesime Constitutioni si assegna alli Canonici per le distributioni quotidiane sei stara di grano mese per mese, quattro l'anno per le messe cantate, oltre le solite decime, et alli cappellani stara tre. Et qui se vede, e tocca con mano, che con seicento stara d'a mento non si arriva a poter fare la detta distributione, a fare ancora tutto quello che si provede con la sua riforma. Si aggiogne ancora, che li Canonici viventi, quando si sono legati non diciamo al Con.to che si puo lasciare, ma alla Religione dove bisogna perseverare, non hanno trovato il servitio quotidiano, ma per settimane, ne meno l'obligo di cantare tutte le messe, ma solo le solennità, anzi delle Pasque, ancora al tempo di Papa Marcello il primo giorno solo; ne è stata fatta questa alteratione dalli Canonici, ma con decreti, scienza e patienza di Mons.r Benci, e successori, per venti anni continui fin qui. Si che trattandosi hora di rimetterci hora all'osservanza delle dette Constitutioni, non vediamo perche non ci si deva mantenere i medesimi emolumenti. Se quello che di presente habbiamo dalla Chiesa bastasse a vivere ancora in punto dell'anno, si potrebbe ancora tacere, et compatir qual cosa, ma non vi essendo, ne potendo far altro, accio non siamo necessitati a mendicare, pare il dovere che grandemente dobbiamo esser compatiti. Se dunque per mezzo di V. S. alla cui carità e favore ci raccomandiamo
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