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"Il Padre anco, in tutti gli anni che seguittero, stando alle corti Nanchino e Pechino et altre parti della Cina, fu sempre acconciando e limando questa opera; e fu stampata altre et altre volte, et impita di essa tutta la Cina, con grande credito de' Nostri e riputatione de' letterati della nostra Europa, che avevano saputo ritrovare e dipingere tutto questo con tanto artificio. Diede anco un'altra utilità assai grande, che con essa mostrano i Nostri la sua terra tanto lontana dal suo regno, e l'immenso mare che nel mezzo vi si interpone; e con questo lasciano la paura, che nel principio avevano, di aver da venire la nostra gente a conquistare questo regno, che è uno de' maggiori impedimenti che i Padri hanno per convertire questa gente. Finitte il Padre il mappamondo... e lo fu a presentare al Governatore; con che restò assai contento e ringratiò molto al Padre della fatica, che in questo aveva presa, con parole e con un bello presente che gli mandò. E quanto al mappamondo, subito lo mandò a stampare con tutte le annotazioni e dichiarationi che vi erano, e gli cominciò a presentare a tutti i suoi amici in quella provincia e mandare anco ad altre provincie [1]".

Il 12 novembre 1592 il Ricci aveva già scritto: "Aiutò anco alcuna cosa la nostra matematica, perchè stampossi un mappamondo che io avevo fatto con le loro lettere, benchè cosa difficile persuadere a tutti non esservi grande errore, poichè vedevano chiaro che la Cina non occupava nemmeno la millesima parte del mondo, contro a

  1. R., I, pp. 141-143