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Molto Reverendo Padre. Ho visto quanto mi scrive la Paternità Vostra, et mi dispiace assai che il monasterio habbia patito in quanto à quello che si doveva alla lor mensa. Ma lei può considerare che non tutta la causa si dee attribuire alli miei minis- JTtri, ma anco alli tempi di guerre e di carestie, onde noi habbiamo patito tanto, che per alcuni anni non habbiamo ricevuto la metà dell'entrata et questo anno niente. Et è pure ragione che la verga del Signore Iddio, che castiga i figlioli, tochi à tutti quelli che pretendano esser figlioli, come dichiara S.to Paulo iscrivendo alli Hebrei. Ne io dico questo perchè non voglia che li monaci di V. P.tà siano ristorati di tutto quello che gli si deve, ma perche abbiano il merito della santa patienza, almeno in aspettare. Ma venendo alli particulari, il Guidotti mio mastro di ca sa dice di non haver portato qua somma nessuna di denari, eccetto quelli pochi che erano necessarii per il viaggio del Priore et s suo. Et in vero non ha portato qua denari alcuni,che pure io lo saprei et si vedrebbe ne'libri nostri de conti, che sono tenuti con ogni diligenza. I denari che ha preso il mastro di casa costì sono stati spesi in risarcimenti necessarii di case del priorato; et chi dice il contrario, veda di non far giuditio temerario. In una sola cosa si è fatto errore, il che confessa il mastro di ca sa, et è che il padre Rettore del collegio di Turino mandò à Roma (se bene mi ricordo) scudi circa ducente di moneta, i quali il ma estro di casa haveva lassati per dare alli monaci di V. P.tà. Questo errore nacque perchè il padre Rettore et il mastro di casa non s'intesero bene insieme. Quanto al valore dalli scudi d'oro,che V. P.tà dice che sono stati pagati secondo il valore di fiorini 14) valendo fiorini 21, sarà facile supplire il danno, et io già ho ordinato che si supplisca, se è giusto. [Del resto mi sono molto maravigliato del poco
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