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Ill.re et molto R.do Sig.r.
Ho riceuto la sua delli 10. del presente. Non havevà difficultà, che farà la spesa di dargli 200. libri, et questo patto feci io, quando donai il mio primo libretto. Tutta la difficultà sta in fare, che riesca bene la stampa, perche io ho finito di leggere la sua versione, et vi ho trovato molte cose da correggere, e tre in particulare. La prima, che in molti luoghi le sentenze latine della scrittura non sono voltate fedelmente. La seconda, che dove io per piu chiarezza ho fatto li periodi brevi, V.S. attacca uno con l'altro, et cosi li fa lunghi, et rende oscura la sentenza. Et questo l'ha notato ancora quel gentil'huomo Senese di casa Saraceni, il quale rivede l'istessa opera,che ho vista io. La terza, che nelle margini V.S. spesso si è scordata di notare le citationi, et spesso quando le ha notate, non li ha messe giuste. Ma à questo io ho rimediato. Dubito, che prima di dare l'opera alla stampa, bisognarà farla rescrivere, perche li stampatori, quando fanno molti errori, si scusano che non hanno la copia netta, et chiara.
Se V.S. vorrà dedicare questa sua versione à qualche signora, signore, che non sappia latino, lo potrà fare. Et con questo gli prego da Dio ogni prosperità.
Di Roma li 16. di Giugno 1618.
Di V.S. ill.re et molto R.da
Come fratello
Il Card.le Bellarmino.
All'ill.re et molto R.do Sig.r il Sig.r Cesare Bracci, arcidiacono di Montepulciano.