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Ill.mo et R.mo Sig.or mio padrone col.mo Questo signore Vicario di Capua cerca di esterminare tutta la casa nostra con varie calunnie, perche mio nepote è ricorso a gravarsi da N.S. per le falsità che lui l'have apposte, con la Corte Regia jrtravaglia li parenti secolari con li quali have fatta gran lega valendosi sempre del falso e non satio di ciò cerca di perseguitarme che in questa grave età mi ritrovo tribulato da varie sorte d'infermità si che a gran pena posso in una chiesa vicina udir la messa e'l resto del tempo meno la mia vita chiuso come dentro una cella.
Vuole con tutto ciò togliermi l'entrate del canonicato perche mi ha sequestrati li frutti della prebenda come V.S. Ill.ma intenderà da Cesare mio nepote. Hor per defendermi da queste persequtioni, mi è forza ricorrere a gli supremi superiori co i quali priego V.S. Ill.ma, se pur le parira conveniente, favorirmi della sua racomandatione. Quel che occorrera li refirira mio nepote a cui mi rimetto; e pregando il Sig.re Dio per la lunga et felice vita di V.S. Ill.ma humilissimamente le foreverenza. Di Capua il di 4 di Novembre 1617.
Di V.S. Ill.ma e R.ma
devotiss.mo et obligatiss.mo servitore
Il Decano di Capua.
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Si risponda, che io [ho] hauta tardi la lettera, però non ho risposto prima. Et se ben mi dispiace ogni sua afflictione et vorrei poter dare rimedio alli suoi mali, nondimeno ho proposto,dal principio che lasciai la chiesa, di non mettermi mai in parte, ma far servitio à tutti senza offendere nessuno. Però la prego à perdonarmi, se non m'ingerisco nelle controversie che vertano fra lei et il Sig.or Vicario, perche veramente non mi conviene.