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Molto Ill.re S.re et Pròne oss.mo. Ho considerate le aggiunte due lettere del S.r Card.le Bellarmino, una dirizzata a Mad.ma Ser.ma, col altra al Pré Confessore, intorno al contenuto delle quali m'occorre ricordare che se non si h voluto quando è stato qua l'Abbate della Ciaia nipote del S.r Card.le et vic.o episcopale in quella città confessarli cosa alcuna, il medesimo, et maggiormente pare che convenga rispondere per lettera per non mettere in scrittura simil sorte di negotii. Mi pare ancora a proposito che Mad.ma Ser.ma sappia che la prima volta che l'Abbate mi parlò rimessoni dell'Alt. Ser. scusandosi dell'errore commesso in quella citatione offerse longamente che i canonici renunzierebbono alla lite di Roma, et la introdurrebbono nelli Stati di V.S. dicendo d'essere stato consigliato a far questo da un prattico nella Corte dell'Arcivescovado. Et se bene io mela passai senza allargarmi, non per questo sotto certe generalità mancai di non lodare il pensiero, ma non havendo di poi sentito che sia stato effettuato a me pare che si raccolga chiaramente che habbino voluto prima aspettare quello che la lettere del S.r Card.le. Onde per mantenere la jurisditione, e che non si introduca esempio cosi pernitioso massime in quella città, credo convenga che si stia fermo nella prima risolutione, massime che tutte queste cose furono assai bene prevedute, lo perchè convienne dare risposta alla lettera del s.r Card.le la quale se bene si rimette a quanto le sera esposto dal Padre Confessore, nondimeno tocca alcuni particolari, così potrebbe rispondere.
Che non è stato mai fra i pensieri dell'Alt.S. impedire l'unione delle due Parrochie, ne d'opporsi che l'entrate d'una, non si applichino al Capitolo de Canonici, per conto della quale unione d.o S.r Card.le ne scrive a S.A. et quando Mad.ma Ser.ma havesse havuto consideratione alcuna harebbe sempre fatto capo a S.S. Ill.ma sotto la cui protettione si regge hoggi quella Chiesa, si come all'incontro mostrandosi quei Parrochiani di restarne mal contenti non ha Mad.ma inteso di pregiudicare alle ragioni loro, nè d'impedire che non siano vedute le ragioni loro a fori e tribunali ecclesiastici dove per ordinario vanno in questo l'Alt. S. sene rimette totalmente alli ordini della giustitia. Quanto poi a carcerati,rispondere che l'Alt. S. hà detto al Padre Confessore che sentendo ohe tutti sono vassali et persone laiche sottoposte alla jurisdittione di S.A. non credo che ai suoi ministri habbino fatto carcerarli senza giusta ragione a quali tocca a fare i processi, et quando le cause loro saranno digerite et ben discusse, che poi li saranno preposto per l'ultima speditione non mancherà d'haver l'occhio a tutto, et con questo finire la lettera.
Il Padre poi Confessore potrebbe rispondere bavere trovato Mad.ma Ser.ma molto aliena d'ingerirsi di quelle unione, volendo che in questo si faccia tutto quello viene ordinato da Superiori et tribunali ecclesiastici, a quali
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