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Sereniss.a Madama
Il nuovo accidente della carceratione de fratelli de canonici di Montepulciano, divulgato ancora nella corte di Roma, ha dato maraviglia a molti: ma a me non solo maraviglia, ma anco dolore non piccolo per essere compatriota, et patrono di quella povera et afflitta gente. Et perchè non ho potuto sapere la vera ragione, ma per via del mio nepote, che ho mandato costà a posta, ne per via del Sig.or ambasciatore: supplico con ogni humiltà l'A.V. a credere, che io sono stato sempre, et sarò devotissimo servitore dell'A.V. et del Sereniss.o G. Duca, suo figliolo, et desideroso della conservatione, et augmento della grandezza della Sereniss.ma casa de Medici, sotto l'imperio della quale nato sono; et però non pensi, che in questo negotio dell'unione delle due parrochie di Montepulciano io habbia voluto, ne saputo di dargli disgusto alcuno. Et a ciò sia più certa, che desidero non bavere occasione di disgustarla, sono risoluto di renuntiare a questa sopraintendenza di Montepulciano, et quanto prima levare anco, il mio nipote, il quale non si è messo in quel'offitio, se non per modo di provisione, fin che si trovi un vicario in proposito. Quello però non penso dichiararlo, fin che il negotio della carceratione non sia finito, a ciò la corte non pensi, che io faccio per sdegno. Et questa è la causa, che scrivo di mia mano, a ciò ne anco il secretario lo sappia. Harei da dire molte altre cose, ma non per tediarla, la supplico a porgere l'orechia a quello, che gli da parte mia il molto R.do Padre, maestro Leonardo, confessore di V.A. alla quale prego da Dio ogni felicità et gli fo humiliss.a riverenza. Di Roma li 23 di settembre 1611.
Di V.A. Sereniss.a
humiliss.a et devotiss.o servitore
il Card. Bellarmino.
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