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Molto ill.re Sig.r fratello. Credo che sia bene dissimulare con l'arcivescovo di Pisa e tenerlo amico; e così ho fatto e faccio io. Aver degli amici non nuoce, e vincere in bono malum è consiglio di S.to Paolo. Quello che io scrissi, l'ho inteso dire, e forse non è vero; e però non occorreva divulgarlo, come vedo che s'è fatto. A me non pare che V.S. lasci di visitarlo al suo ritorno; però faccia quello che gli pare. Per il primo che viene costà, o sia l'arcivescovo o il padre Torricello, gli manderò uno dei libri che ho scritto in risposta del re d'Inghilterra.
Il ritirarmi dal carico della chiesa non si farà se non pian piano, con tempo e con occasione. Circa l'unione,intendo che quel l'inquieti hanno appellato al nunzio di Fiorenza; però scrivo io al nunzio una lettera di mia mano, e spero che farò buon effetto; ma quando desse la sentenza contra de canonici, essi doveranno appellarsi a Roma, e qua si finirà.
Di Chiara credo ancor'io che l'architetto di Madama si sia ingannato e abbia voluto parlare secondo l'umore d'altri; ma nondimeno sono risoluto di non ci far niente et lasciare che si scapriccino con spendere qualche somma di denari in darno. E così anche mi consiglia ms. Pietro, mio mastro di casa, perchè si vede chiara la risoluzione nella G. Duchessa, e il replicargli non gioverebbe se non per infastidirla, perchè lei più crederà alla viva voce dell'architetto e di mons.gr di Pisa, che alla mia lettera. Con questo saluto tutti di casa. Di Roma li 14 di novembre 1609.
fratello aff.mo di V.S.
il Card. Bellarmino.
Al molto ill.re Sig.r fratello, il Sig.r Thomasso Bellarmini.
Montepulciano