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Ser.ma Sig.ra mia oss.ma
Essendo V.A.S.ma padrona di Montepulciano, e avendo io in assenza del vescovo la sopraintendenza di quella chiesa datami da N. S., ho giudicato essere utile al bene comune di quella città dar conto a V.A.S. dello stato del monastero di S.ta Chiara. Sappia dunque come il suddetto monastero è fuori delle mura della città, e però esposto a vari pericoli, per il che sempre si è desiderato tirarlo dentro. Ora è occorso che la fabbrica del monastero abbia cominciato a minacciare rovina; e essendosi considerato da più architetti il sito, si è giudicato molto difficile il rimediarvi, ancorchè si facesse grossa spesa. Questo accidente ci ha fatto desiderare che le monache si tirassero dentro, con fabbricargli un altro monastero in sito conveniente; ma perchè le monache avvezze a stare fuori con qualche più libertà che non avrebbero dentro, non si possono inclinare a quello che è dovere, e a me non è parso usare violenza, ho preso per espediente di proibirgli il vestire, a ciò per questa via s'inducessero ad obbedire a quelli che cercano il bene loro. Ma finora stanno ostinate nel parere loro. Però vengo a pregare V.A.S. con questa a fare officio con le dette monache per quella via che più gli parerà espediente, a ciò si risolvano di obbedire, sperando che con l'esortazione e comandamenti di V.A.S.ma siano finalmente per cedere amorevolmente, senza che si venga a usare termini più rigorosi. Con che facendo umilissima riverenza a V.A.S. gli prego da Dio ogni desiderata felicità. Di Roma il di 9 di Maggio 1609.
Di V.A.S.ma
umiliss.o e devotiss.o servitore
Il Card.le Bellarmino.