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Molto R.do Padre mio. Ieri ricevei una sua del 12 di novembre, la quale mi è stata, al solito, di molta consolazione; ma più volentieri vederci la persona sua, e imparerei molte cose, che per lettere non si possono comodamente imparare. Io mi trovo sano per grazia di Dio, ma vecchio sessagenario, e però parendomi d'essere stato chiamato all'ora undecima a coltivare questa vigna, che ora mai era fatta un bosco, mi affretto di fare tutto quello che so e posso, mentre dura questa vita e sanità che non può esser lunga. Ho due padri della Compagnia molto ferventi e buoni, che vanno di continuo per la diocesi, predicando, confessando e insegnando la dottrina; e in vero fanno un frutto grandissimo, massime che non pigliano niente da popoli, perchè gli provvedo d'ogni cosa; e qua in Capua io predico del continuo con facilità e spero con frutto, perchè non attendo ad altro che all'utile. Non ho per ora nessuna cosa degna di V.R., perchè aveva cominciato in Roma a scrivere sopra i Salmi, e ero arrivato al 34; ma qua non ho tempo, perchè dalla mattina alla sera bisogna negoziare per i bisogni della Chiesa, e non ho altro che la notte per fare orazione da vero e leggere qualche cosa per predicare, o, per dire meglio, pensare e scrivere; perchè leggo poco o niente; e più mi riesce il meditare la Scrittura per predicare, che il molto leggere. V.R. al solito si umilia e fa bene, ma più lei si umilia, più confido nelle sue sante orazioni, e volentieri cambierei il mio stato con il suo. Ita est omnino. Di Capua li 19 di dec.re 1602. R. C. B.